“Le autorità sanitarie dei Paesi che hanno già vaccinato milioni di giovani tra i 17 e 25 anni d’età, come Israele e Stati Uniti, hanno riaffermato che la protezione dei giovani, quindi anche degli adolescenti, è di primaria importanza nell’ambito di una strategia di contenimento del virus”. A dirlo in un’intervista al Corriere della Sera è Sergio Abrignani, immunologo del Comitato tecnico scientifico, il Cts, che sottolinea: “È vero, gli adolescenti non sono vittime del Covid e difficilmente hanno forme severe di malattia, ma vengono contagiati e a loro volta contagiano” tant’è che “se non si vaccinassero il virus circolerebbe di più creando appunto problemi di sanità pubblica”.

Il punto, per Abrignani, è che “dobbiamo togliere terreno al virus, non farlo correre. Se riduciamo il bacino di persone che possono essere colpite ridurremo anche lo sviluppo di nuove varianti. Finora ci è andata bene. Quelle che si sono presentate, compresa la cosiddetta indiana, indicata dall’Oms come variante Delta, non hanno scalfito molto l’efficacia dei vaccini. Ma se diamo al Sars-CoV-2 altre opportunità di replicarsi, alla fine potrebbe azzeccare la mutazione capace di sfuggire alla profilassi”. Infine un augurio: “Spero fortemente, e ci credo, che i giovanissimi non si tirino indietro non sentendosi personalmente in pericolo”, conclude Abrignani.

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