Nella piazzetta di S. Antonio a Capena da ieri sera svetta un mano rossa stagliata nel verso in cui tramonta il sole.

È la mano di Minerva Mirabal, la seconda delle tre sorelle dominicane, massacrate nel 1960 dalla ferocia del dittatore Trujllo “il caprone’, che imperversò sull’isola per 30 anni.

Le farfalle”, così erano note nel movimento che si opponeva ad una dittatura sanguinaria rapace e assassina. Tanto impresentabile che nel 1961 la stessa America attraverso la Cia, coordinò l’attentato che lo eliminò, sotto il tiro di 53 proiettili. Furono sparati da un commando di sette persone, tra cui militari vicini al dittatore.

Presidente Usa era John Kennedy ma lo era anche quando nel 1963 i suoi Stati Uniti favorirono un colpo di stato militare per deporre il presidente socialista democraticamente eletto, colpevole di copiare la Cuba di Castro e attentare con le sue riforme agli interessi Usa nel paese caraibico. Ma questa è un’altra storia.

Le “Farfalle” uccise da Trujillo, sanguinario dittatore caraibico

Torniamo alle “Farfalle”: torturate, strangolate e buttate in un burrone dai sicari del regime. Accadde una sera, con le nuvole del brutto tempo, al ritorno dal carcere dove si erano recate, contro il parere della madre, a trovare i mariti imprigionati. Era il 25 novembre 1960. Questa data diventò nel 1999, per scelta dell’Onu, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ad iniziare l’iter per giungere al riconoscimento, l’impegno di una cordata tutta femminile.

Fu infatti la madre della scrittrice Julia Alvarez, autrice del romanzo “Il tempo delle farfalle”, che racconta la vita delle sorelle Mirabal. Fu lei a portare, nel 1994, il volume all’attenzione dei vertici della Nazioni Unite e far partire il processo che porto’ a dedicare a loro la ‘Giornata internazionale”.

E’ curioso sapere che il maschio ambasciatore della repubblica domenicana all’Onu cercò di scippare il merito della scelta alla signora Alvarez, senza grande successo.

In tredici parole la forza inesauribile delle donne

In quel libro c’è una frase che in tredici parole condensa la forza inesauribile e magica delle donne. È attribuita a Minerva e dice: “Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò piu’ forte”. Quella mano verso il cielo e legata alla terra da decine di fili rossi, è da ieri sera nella piazzetta, un tempo spazio di liberta’ interdetto agli sbirri papalini. Si  illumina al tramonto, rossa come la passione indomita, la ribellione all’ingiustizia, la rivendicazione della libertà. Fuori dall’oscurità della terra, come giurò Minerva.

È stata voluta dalle donne dell’Associazione Komen presente di tutti i comuni della valle del Tevere, ed è stata realizzata in mosaico dall’artista Nina Kullmann e da  Francesca Betti che ha fornito idea, bozzetto e lavoro. Tutto lavoro volontario che è sempre piu un risorsa della comunità.          

 

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