Era Eldorado di vigne prosperose, oggi è solo un ricettacolo di scorie. Terra di nessuno. Rotolando a ritmo lento, con la macchina in seconda e un filo di gas sulla craterica strada bianca di Scorano, piana del Tevere nel territorio di Capena, dal finestrino scorrono solo  ettari e ettari di un abbandono che sa di definitivo: case sparse, baracche, costruzioni fatiscenti, prati brulli, pascoli, abusivi, greggi a spasso, discariche di pneumatici, vetture  nel campo che vede anche il satellite di Google, rimorchi di tir. Giro verso il fiume e appare la barca bruciata che vedete nella foto. Spingi il freno, guardi incredulo: che ci fa una barca per il mare qui nel nulla, e pure data alla fiamme?
Dietro la curva la barca bruciata
Si trova dietro la curva di una strada poderale che parte dal quadrivio dopo il mega insediamento zootecnico. Deve essere stata anche naviglio di qualche valore. Gli è stato dato fuoco insieme al carrello. Sta li da mesi. Probabilmente è arrivata nel buio di una  notte al rimorchio di un macchina o furgone o suv, sganciata e con fretta cosparsa di benzina. Poca. Le fiamme l’hanno divorata solo in parte, si vede che lo scafo era blu, di buona fattura. Con il tempo si è riempito di terra e bottiglie di birra. Segno che è li da molti mesi. Accanto un cumulo di pneumatici, regalo di un gommista di zona.
Scorano la notte è terra di nessuno
La barca bruciata rimanda a storie di malavita, vendette, sgarri, oggi è però icona di un pezzo di terra alluvionale che per almeno 40 anni ha prodotto ricchi raccolti e buoni soldi. Un tempo inghiottito dal tempo. Terra di lavoro e sapienza, vissuta, abitata, coltivata. Oggi al calar del buio è buona per ogni evento. Non c’è controllo qui, ne passaggi frequenti. Unici testimoni della deriva i pochi pescatori che sulle sponde del fiume cercano trote  giganti e i prelibati lucioperca. Nei prossimi giorni arriveranno operai e camion attrezzati per portare finalmente via barca e gomme e tutto il resto. Sta andando avanti la ripulitura di campagne e fossi da discariche di ogni tipo  varata dal Comune di Capena con uno stanziamento straordinario regionale di 75 mila euro. E’ urgente. E’ la prima volta che si fa che si guarda il territorio.
Terra fertile che merita un nuovo destino
Ma l’abbandono di queste pianure va oltre. E’ più vasto e profondo. Non interroga solo l’amministrazione comunale, tantomeno quella in carica, quanto la comunità tutta. Scorano è incolto perché non può diventare edificabile, tutto qui. Quanto già costruito è anche troppo assai, rimane abusivo pur se condonato, qualora lo sia stato. Il fatto è che la  comunità di questo bene non sa che farsene. Non ha idee né progetti. Eppure rimane un Eldorado fertile. Ettari buoni per serre idroponiche, per esempio. Proprietà spezzettata che chiederebbe volontà comune, idee cooperative come fecero le precedenti generazioni. Invece nulla. Si è risolto dimenticando, voltando le spalle alla terra dell’orgoglio dei padri che la presero al Principe negli anni 50 con lotte e arresti. Meriterebbe attenzione, questa pianura bellissima, interesse, cura. Non può essere ridotta a tempio di una barca bruciata che sa di malavita.
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