Frettoloso passaggio dal notaio per porre la firma nel foglio delle dimissioni e così nove consiglieri di Fiano Romano a metà dicembre hanno decretato lo scioglimento dell’Assemblea comunale eletta nel 2021. Con quell’atto hanno fatto decadere il sindaco, consegnato le chiavi del comune al Commissario prefettizio – evento mai accaduto dal dopoguerra ad oggi – e mandato in frantumi l’immagine di un paese leader nella Valle Tiberina per continuità politica e stabilità amministrativa, elementi fondamentali della sua crescita e leadership. Continuità sta per governo del Pci prima e delle sue evoluzioni dopo il 1989, stabilità per il controllo del consenso. Con la scelta della via notarile a dicembre del 2024 il gruppo dei dimissionari (cinque consiglieri vicini a Ottorino Ferilli, tre del gruppo Pd, e uno, determinante per raggiungere il quorum, di Fratelli d’Italia) ha certificato che il modello Fiano non esiste più, l’equilibrio di quella formula, vincente nel bene e nel male, è roba del passato. Nel 2024 il più grande centro della Valle Tiberina – oltre 15.000 abitanti – è un comune come gli altri e paradossalmente oggi più degli altri invischiato in una dimensione politica dominata da ambizioni personali, interessi di partito, faide tra gruppi. La decisione, vista dai più, è arrivata come uno tsunami, senza evidenti segnali di tempesta. Sintomo di una patologia grave: smarrito il valore del confronto a favore di una concezione della politica e della cosa pubblica come affare tra pochi, esente da ogni forma di partecipazione e rispetto degli elettori.
Naufraga il progetto civico
La crisi conclude in modo traumatico il percorso avviato dalla lista civica “Fiano 2030”. Un progetto di civismo avanzato che puntava ad uscire dal vecchio solco, e che vinse le elezioni comunali 2021. Il Pd, ceppo storico dell’ex Pci va all’opposizione e si impone una nuova leva di dirigenti che dal centro sinistra provengono. Il sindaco eletto, Davide Santonastaso, vice sindaco sino al 2021, e Ottorino Ferilli primo cittadino per i precedenti 10 anni. Insieme hanno consumato lo “scisma di Fiano” presentando la lista vincente ed il progetto politico. I due hanno percorso insieme gli ultimi 20 anni della politica fianese e le traversie della sinistra italiana che hanno attraversato anche la Stalingrado della Tiberina. Lo scioglimento del consiglio comunale fa deragliare dunque un progetto politico e anche amicizie consolidate.
Davide Santonastaso, nel suo post ha parlato di atto improvviso e senza giustificazione alcuna. Ma è possibile credere che lei non avesse avuto percezione della frana che stava investendo la maggioranza?
Le voci di una manovra in corso sono arrivate anche a me ovviamente, ma in politica ci si basa su fatti e dichiarazioni ufficiali e non sul sentito dire. Il paese mormorava in un verso, il gruppo del notaio, e mi riferisco a coloro che facevano parte della maggioranza, in pubblico ed in privato ha continuato a dichiarare assoluta lealtà fino alla fine. È accaduto questo il 27 settembre, giorno in cui Ottorino Ferilli ha comunicato le sue dimissioni da assessore, si è ripetuto a ottobre quando ha costituito un gruppo autonomo. Le stesse rassicurazioni mi sono state date da Ottorino in un incontro privato chiesto per capire se le voci sempre più insistenti della preparazione di un atto ostile verso la maggioranza e anche in quel caso negò ogni manovra. Li ho capito che la situazione era ormai compromessa. Fino a quel giorno ha pesato nella mia valutazione una storia di amicizia politica e umana durata 18 anni e dunque ha prevalso in me un senso antico di lealtà, mal riposto evidentemente, invece il tradimento e le sue modalità di esecuzione erano state già decise. È una pagina di brutta politica non degna della storia di Fiano, anzi direi di più per la storia di questa comunità è uno sfregio.
Ferilli in un suo post ha dichiarato che non si poteva aspettare oltre perché diversamente sarebbe saltato l’election day della prossima primavera e il commissariamento sarebbe durato più di un anno.
Non è vero, semplicemente non è vero. I nove potevano presentare la mozione di sfiducia, come sindaco avrei dovuto metterla ai voti non prima di dieci giorni e non oltre i 30 dalla presentazione. Significa che avremmo discusso della crisi tra 15 giorni al massimo e comunque entro i termini per andare alle elezioni di primavera. In sede di consiglio, cioè in un’assemblea pubblica, ognuno avrebbe esposto le proprie ragioni e votato di conseguenza con tanto di dimissioni immediate e irrevocabili dei 9 consiglieri. Il segretario comunale avrebbe preso atto e l’amministrazione chiuso l’esperienza, ma in modo trasparente e democratico secondo il percorso previsto dalla legge. E la forma Invece si è scelta una modalità carbonara senza coraggio, senso di lealtà, rispetto degli elettori.
Le dichiarazioni dei protagonisti del blitz notarile adducono come motivazioni la scarsa collegialità, mancanza di politica, troppa acquiescenza verso le indicazioni dei tecnici.
Mi pare di sentire il rumore di chi si arrampica sugli specchi. La Giunta ha lavorato fino al giorno della consegna delle dimissioni. Il 23 dicembre si doveva approvare il bilancio consolidato con l’accordo di tutta la maggioranza e, insieme, si era anche individuata, con i legali una soluzione per affrontare il deficit della Social Farm, la società che gestisce la farmacia comunale proprietà al 51% del Comune e per 49 della società dei DeLillo che a Roma gestisce molto farmacie e che fu l’unica a presentarsi al bando. A fine anno la società ha presentato un enorme deficit di gestione, per 600mila euro a carico del Comune. Con i legali del comune e in accordo con tutta la maggioranza avevamo individuato insieme un percorso condiviso per far fronte al problema, capire come fosse stato possibile creare un buco nei conti di tali dimensioni, individuare le responsabilità. Anche la storia del dissesto della farmacia dunque era sotto controllo ed in modo trasparente. Tutti sanno tutto.
E allora quali ragioni hanno indotto i nove ad andare dal notaio? C’entra l’ambizione personale? O i progetti di sviluppo pronti a partire?
Credo entrambe le cose. Certo i programmi di sviluppo in rampa di lancio sono molti e di grande valenza economica. Nei terreni che vanno dal Bar Cristallo alla rotonda prima del Lucus Feronia sulla Tiberina, grandi aziende hanno presentato progetti; di fronte allo stesso bar una grande azienda automobilistica europea ha intenzione di creare un polo logistico, Amazon sta per concludere la costruzione del suo impianto nell’area industriale, in un terreno accanto è stato presentato il progetto per realizzare un polo logistico per tir e mezzi pesanti per la distribuzione, stanno partendo i lavori per la viabilità di Gronda che collegherà l’area produttiva del comune con quelle di Capena, Castelnuovo di Porto, Riano. È in atto un grande sviluppo dell’area e Fiano vi svolge un ruolo trainante. Sono opere queste che possono generare grande consenso”.
La sfida è tra sovranità popolare e sovranità economica
Davide Santonastaso, dopo aver ricevuto attestati di stima e solidarietà da alcuni lavoratori che facevano colazione al bar Cristallo dove lo abbiamo incontrato, nel piazzale antistante il locale si ferma ad ascoltare un signora. Fa freddo e tira una tramontana che invita a salutarsi in fretta. Cosa abbiamo capito noi? Che in primavera la partita elettorale di Fiano sarà tra chi pensa che la sovranità popolare venga prima della sovranità economica e chi pensa il contrario. Ed è un test che varrà per tutta la Valle Tiberina.