Riscuotevano il reddito di cittadinanza, intanto però lavoravano a tempo pieno nella lucrosa industria dello spaccio di hashish e cocaina. Spulciando i particolari di questa ennesima inchiesta si trova la conferma del ruolo della malavita calabrese e dei legami insospettabili con realtà aziendali della nostra zona. Questa volta l’indagine, resa nota lo scorso 15 febbraio, si chiama Manila e l’azienda coinvolta ha la sede legale a Castelnuovo di Porto. La storia racconta della penetrazione capillare della criminalità organizzata che, come abbiamo scritto in un precedente articolo pubblicato ieri, si è accomodata tra noi con discrezione e profitto. 

Banda di trentenni

Raccontano le agenzie che i Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di 14 persone indagate per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti”.

Nella nota di agenzia si racconta che “gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno smantellato una strutturata gang dedita all’importazione di ingenti quantitativi di droga – in prevalenza hashish – dal Marocco tramite la Spagna, con lo scopo di rifornire le piazze di spaccio della Capitale. I capi dell’organizzazione giovani rampanti trentenni.”

La banda infatti era “diretta da due soggetti di origine calabrese, IERACI Fortunato (classe 1983,) e PICCOLO Danilo (classe 1986), unitamente a un sodale romano, che si occupava della parte esecutiva e logistica con l’ausilio di FARINELLI Fabio (classe 1973), si rivolgeva a ROMEO Antonio (classe 1985) – vero e proprio “broker” del narcotraffico spesso in trasferta in Spagna – per gli approvvigionamenti di stupefacente.

Vettori del traffico tir di azienda con sede a Castelnuovo 

I carichi illeciti giungevano in Italia – occultati tra pallet di verdura trasportati da autoarticolati – presso le sedi di due società romane operanti nel settore degli autotrasporti e del commercio di materiali edili, i cui titolari, UMBRO Gennaro (classe 1979) e CHIODI Massimo (classe 1960), mettevano a disposizione, dietro compenso, spazi e attrezzature per le operazioni di scarico. La droga era poi custodita da altri sodali in vari luoghi che venivano periodicamente cambiati, quali garage e appartamenti in condomini residenziali, nonché nell’abitazione di un incensurato romano con giardino e due cani pitbull a fare la guardia. Durante le investigazioni sono stati arrestati in flagranza 3 soggetti e sequestrati quasi kg. 400 di hashish, oltre kg. 120 di marijuana e circa kg. 3 di cocaina, nonché sofisticate attrezzature necessarie per allestire una serra indoor”.

Reddito di cittadinanza per quattro arrestati

Dagli approfondimenti svolti, infine, è emerso che 4 dei soggetti arrestati percepivano, direttamente o in quanto inclusi nel nucleo familiare dei beneficiari, il “reddito di cittadinanza”, motivo per cui saranno interessati gli uffici dell’I.N.P.S. per la sospensione/riduzione della misura di sostegno economico.

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