Sequestrati alla famiglia D’Amico di Capena beni mobili e immobili per un valore di oltre 3,5 milioni di euro, compreso uno yacht di 16 metri ancorato nel porto di Riva di Traiano.

Ad operare il sequestro gli uomini della Guardia di Finanza del Comando provinciale coadiuvati dal 3° Nucleo Operativo Metropolitano a cui sono state delegate le indagini.

L’accusa è aver “pilotato” il fallimento della Autolinee D’Amico, dichiarato nel giugno 2020. Da li sono partite le indagine volte a capire i motivi del dissesto. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di evidenziare:”come alcuni membri della famiglia abbiano posto in essere numerose operazioni volte al depauperamento del patrimonio, a favore di altri soggetti giuridici indirettamente collegati agli stessi, facendo poi sparire le scritture contabili allo scopo di ostacolare le indagini.

Tra i beni sequestrati vi sono vigneti della superficie di 15 chilometri quadrati, 2 magazzini, uno yacht di 16 metri, un impianto di distribuzione stradale di carburanti e uno di autolavaggio”.

Off limits lo storico distributore carburanti sulla via Tiberina

L’impianto si affaccia sulla via Tiberina, e da una settimana è off limits cintato dai nastri bianchi e rossi del sequestro. Su uno dei terreni interessato dall’operazione opera un secondo distributore che però risulta di altra società e dunque a breve potrà avere la facoltà d’uso. Per il dissequestro del resto invece bisognerà attendere le decisioni della magistratura di Tivoli.

 

L’indagine è stata lunga e complessa poiché i titolari dell’Azienda sono ancora gli anziani genitori, ma di fatto hanno un ruolo di mera rappresentanza. Gli “operativi” sono  i figli. Laborioso per gli uomini della Guardia di Finanza e del Nucleo Operativo sbrogliare la matassa della vicenda poiché le scritture contabili erano state fatte sparire e, in parte, anche distrutte.

Per distrarre fondi  utilizzati 50 conti correnti. Anche di persone ignare

Nonostante questo si è potuto accertare che la distrazione di fondi era stata operata utilizzando circa 50 conti correnti, anche di persone ignare di tutto. Lo scorso anno gli indagati avevano subito il sequestro di un deposito utilizzato per lo stoccaggio di prodotti petroliferi di contrabbando. L’operazione si inserisce nel più ampio dispositivo messo in atto dalla Guardia di Finanza di Roma a tutela dell’economia legale.

La famiglia D’Amico è nota nell’area perché per qualche decennio con i suoi bus ha assicurato il collegamento tra i paesi, con le frazioni, con la la stazione FS di Monterotondo e quelli scolastici, e da sempre gestisce lo storico  distributore sulla via Tiberina.

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