Future Respect

Con il patrocinio Da domani fino al 6 maggio torna la terza edizione di Future Respect, il congresso annuale che unisce, sotto il patrocinio del MISE, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e della FIGC, policy makers, aziende, cittadinanza, consumatori e giovani. L’obiettivo è quello di analizzare il rapporto fra produzione e sostenibilità in Italia e in Europa, portando avanti un’analisi puntuale dei reporting di sostenibilità.

Tanti gli ospiti previsti a Future Respect, che andrà in scena allo Stadio di Domiziano a Roma (qui le info per partecipare): da Francesco Tamburella di ConsumerLab ad Alfonso Pecoraro Scanio presidente della Fondazione Univerde, da Stefano Zambon segretario generale OIBR, ad Anna Rea presidente di Adoc e Dario Giordano di U.DI.CON. Al centro dei dibattiti, ci sarà la Generazione Z e il Made in Italy e i loro rapporti con la sostenibilità.

Un Made in Italy che rispetto all’Europa risulta essere a rischio, visto che delle 136.025 Imprese esportatrici poco più dell’1% redige un Bilancio di Sostenibilità. Un tanto decantato Made in Italy spesso più dedito al green washing che alla reale attuazione degli ESG. La recente Direttiva Europea, infatti, indica nuovi standard stringenti per i Report di Sostenibilità che oltre quattromila Imprese dovranno a breve adottare.

Non solo, la Ricerca “Analisi della realtà operativa e strutturale italiana” mette in evidenza, con dati puntuali, la disinformazione dei Consumatori e l’arretratezza delle Imprese, proponendo pratiche e casi di successo sull’innovazione necessaria per produrre, consumare, lavorare e governare con criteri di Sostenibilità.

Sono 2.612 le principali Imprese italiane secondo l’indice Mediobanca; di queste neanche un terzo (esattamente 793) rendiconta il proprio percorso verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile indicati dall’ONU per il 2030. Addirittura 158 Imprese e 11 banche risultano prive di un proprio sito web, neanche rinviando a una capogruppo se operativa. Di quelle 2.612 (divise a analizzate in 35 categorie di attività, sono 1381 le Imprese che riservano una sezione del proprio sito web alla Sostenibilità. Di queste, 738 pubblicano anche il BdS, mentre le rimanenti 643 non ne redigono alcuno.

Le categorie di attività prevalenti: produzione e commercio di mobili, abbigliamento, fabbricazione e commercio di prodotti metallurgici, distribuzione, pubblicità e spettacolo, sono deficitari, rappresentano una debolezza del Made in Italy. Scorporando dal settore fabbricazione e commercio di prodotti farmaceutici, para farmaceutici, dietetici, cosmetici e affini, si evidenzia per i cosmetici la posizione più deficitaria in assoluto, confermata anche dall’analisi delle 25.000 Imprese con 50/499 dipendenti riportata in seguito. Il settore dell’industria del legno è il peggiore, quello del vetro il migliore.

Tra i temi trattati da Future Respect: L’intelligenza artificiale alla portata delle PMI, Sostenibilità in stagflazione. Produrre, consumare, lavorare e governare con criteri ESG, La competitività sostenibile per l’export; lo schema Cop 28 a Dubai il prossimo dicembre, Il Calcio Italiano: un asset strategico per lo sviluppo sostenibile, gender equity, Green washing: quando la comunicazione non è Green, ecodermocompatibilità per la cosmetica del futuro. 

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