Torniamo a parlare del Gramiccia. Da qualche tempo, circa due mesi, la schiuma è tornata. Abbondante come crema montata. Copre l’ultimo tratto del torrente come fosse un caldo piumone bianco. Peccato che sia solo veleno.

Di che genere non si sa. Il grado di inquinamento del tratto che va dagli scarichi del sistema fognario dell’area industriale di Fiano Romano, al Tevere, non è noto.

Ma i dati esistono e in abbondanza. Sono quelli raccolti dai Carabinieri Forestali di S. Oreste nell’estate del 2021 e consegnati alla magistratura di Rieti.

In quel faldone ci sono i risultati di  migliaia di analisi delle acque condotte dall’Arpa Lazio. C’è, probabilmente, la denuncia  di allacci abusivi alla rete fognaria del consorzio industriale, c’è l’esame chimico della schiuma e da quali elementi è prodotta.

Tutto questo materiale potrebbe essere svelato solo se i Comuni interessati, cioè Fiano Romano e Capena, si costituissero parte civile e nominassero un avvocato di parte civile. Così si avrebbe accesso agli atti depositati. Quel grande lavoro della Forestale contiene le risposte che si cercano da anni. O almeno una parte importante.

La schiuma è tornata come prima, più di prima 

Quella inchiesta, come è noto, si è conclusa individuando il malfunzionamento del depuratore e l’apertura di un procedimento giudiziario nei confronti di un singolo responsabile. Sono state elevate multe, eseguiti lavori di ripristino delle condotte che  risultano alterate da un misterioso tombino abusivo, e che, forse per anni, i liquami sono stati versati nel fosso senza alcun trattamento. Per molti mesi dopo questa indagine la schiuma nel fosso ha fatto capolino in modo minimale.

Non eliminata ma ridotta ai minimi termini. La schiuma tornava, di tanto in tanto, sotto forma di piccola scia. Quest’autunno invece lo scarico di tensioattivi è ripreso alla grande  come se nulla fosse accaduto.

L’inquinamento viaggia sul bus dell’indiffferenza

Perche?  Perché si conta sulla stanchezza, si conta sul fatto che ormai questa eterna e imbattibile schiuma non fa più notizia, che l’inquinamento grave di un piccolo fiume è roba di poco conto. Ma, soprattutto, si conta sull’assuefazione e il disinteresse dei cittadini residenti nei due paesi. Dopo la raccolta di firme organizzata dal Pd di Capena, firmarono in 300, non c’è stato alcun seguito.

Sarebbe stato necessario nascesse un “Comitato Gramiccia” per tenere alta l’attenzione sull’inquinamento in atto da 20 anni, pungolare le amministrazioni e tutti gli enti interessati, fare pressione sulla magistratura reatina, avanzare progetti per il recupero ambientale del corso d’acqua di 9 chilometri, sacro agli antichi Capenati, popolato dai resti di antichi mulini. E invece nulla.

Si è preferito e si preferisce, delegare ai primi cittadini. Si preferisce trasformare l’inquinamento del Gramiccia in “questione politica di parte”, invece di pensare alla difesa di un bene comune.

Di fronte allo scempio che prosegue  ogni volta si invoca Striscia la Notizia, come se questo fosse di per sé risolutivo, o come se non fosse già stato fatto, o come fasse la Madonna di Lourdes.

Indignarsi via fb. Tutto qui. È tanto sterile tutto questo che chi versa veleni nel fosso dopo una pausa ha ripreso a farlo come prima piu di prima. In merito a che cosa  e chi produca impunito questo disastro ambientale sotto il naso di tutti girano le più fantasiose ipotesi. Chi parla di sversamenti abusivi, chi di fantomatiche cisterne operative nottetempo. Chi sostiene che la schiuma nulla ha a che vedere con il depuratore, che l’inquinamento arriva dalla condotta delle acque pluviali, anche se non piove da mesi.

Per salvare il Gramiccia serve che ognuno faccia la sua parte

Il sindaco di Capena Roberto Barbetti, e di Fiano Romano Davide Santonastaso, lo scorso agosto, avevano annunciato di volersi fare parte attiva per affrontare il problema Gramiccia, magari nominando un avvocato di parte civile nel processo di Rieti. Non risulta che alle parole siano seguiti fatti. Contiamo lo facciano presto. Intanto la schiuma sta lì come prima più di prima. Come giornale torneremo a fare quello che abbiamo già fatto l’anno scorso: raccoglieremo un dossier degli articoli pubblicati, corredati da video e foto, e lo invieremo di nuovo ai  Carabinieri forestali di S.Oreste, alla Procura di Tivoli, all’Arpa. Inoltre ci faremo carico di chiedere l’intervento di Legambiente Lazio per analizzare le acque nel loro laboratorio recentemente riaperto.

Facciamo la nostra parte a tutela del territorio. Ma sappiamo che non basterà l’impegno di un giornale a cambiare le cose: serve quello dei cittadini che però latita come quello dei sindaci.

Sponsor