In Germania secondo le ultime fonti ufficiali si sono registrati finora 1100 casi di Coronavirus e zero morti. Possibile? Ufficialmente sì. Perché in terra tedesca tutti coloro che avevano malattie pregresse e sono deceduti dopo il contagio da Covid-19 vengono comunque annoverati come causa di morte tra le patologie che avevano prima di contrarre il virus.

Negli Stati Uniti, dove il presidente Trump su questa vicenda si gioca buona parte delle possibilità di essere rieletto a novembre, su disposizioni governative hanno fatto ancora di meglio (usando un eufemismo): non viene più dichiarato il numero dei morti da COvid-19.

L’Italia, sin dall’inizio, ha optato per una modalità più chiara e trasparente, che probabilmente ci arrecherà gravi danni dal punto di vista economico ma che da quello dell’epidemia appare ineccepibile e, ci auguriamo, ci aiuterà a uscire da questo incubo prima degli altri: al di là delle malattie in corso o di quelle pregresse, chiunque sia contagiato e poi muoia viene conteggiato tra i deceduti per il virus.

Anche in questo modo si spiega il nostro essere al vertice di questa triste classifica. Una domanda sorge però spontanea: quanto “reggerà” sul medio e lungo periodo il metodo che stanno utilizzando tedeschi (ma anche francesi) per le loro statistiche? Perché assenza totale o pochi morti non sta facendo scattare in questi Paesi alcuna misura seria per fermare il virus come invece sta avvenendo da noi.

Cosa succederà in Germania quando il numero dei contagiati (e di conseguenza dei morti) continuerà – come purtroppo dovrebbe succedere – a salire?

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