Ci siamo, da stasera tutto il nostro mondo rapido e rutilante dovrà farsi paese. Paese piccolo piccolo. Alle 18 per decreto chiuderanno i battenti bar, ristoranti, pub, pasticcerie. E’ il mezzo lockdown individuato come strumento adeguato, si spera, a mettere le briglia ad una epidemia Covid che sta galoppando. Obiettivo salvare il rito e la ricca economia del Natale. Per fare questo Roma e Milano, come l’intero paese dovranno resettare i propri tempi da metropoli globali, sulle coordinate temporali di uno piccolo comune italiano.

Le metropoli globali dovranno adottare i tempi di Filacciano

Diciamo che dovrà seguirà il tempo di Filacciano, poco più di 400 abitanti alla fine della  Valle del Tevere o di Saracinesco che svetta sulla Valle dell’Aniene con 200 o di Marcetelli sui monti reatini che conta 95 residenti. In questi borghi, per altro bellissimi, alle 18 di un giorno qualsiasi di fine ottobre o novembre per le strade c’è silenzio, luci accese alle finestre, profumo di camini accesi. Pochi in giro. L’andamento è lento, ha un ritmo antico ancora connesso alle fasi del sole e della luna. Alle 18 di fatto il paese chiude. I bambini sono rientrati a casa, i padri pure o stanno per arrivare. L’unico bar resiste a fatica fino alle 20, il piccolo bazar di alimentari macelleria e cose di case, arriva fino alle 19, se non fa troppo freddo, il presidente del circolo anziani a quell’ora sistema le sedie, ritira le carte dai tavoli e spegne le luci. Si torna tutti a casa, ci si prepara per la cena. Cosi a Filacciano come in qualsiasi piccolo comune da nord a sud di questa nostra Italia. Non si pratica l’apericena e lo stare ammucchiati, non c’è pericolo.

Qui volendo c’è tempo per se, per sentirsi,  ritrovarsi

Qui volendo c’è tempo per sé, il tempo piano dei passi sui selci che aiuta a sentirsi. Qui si vive in un’altra dimensione. Ma questi, si dirà, sono tempi fuori tempo per noi uomini e donne del 2020. E lo sport? E la spesa? E la socialità? E le vetrine? Dove come? E i giovani? Tempi di un altro mondo, impossibile adottarli pena il crollo fragoroso di un sistema intero. E’ vero,  eppure quello del modello Filacciano, Saracinesco, Marcetelli,  non è un  brutto andare. Per niente. Di questo lockdown soft per altro non morirà nessuno. La stragrande maggioranza dei bar nelle grandi città della movida in inverno cessa le attività alle 20 subito dopo il rito dell’aperitivo e relative ammucchiate. Chiudendo alle 18 si perde  l’incasso degli spritz, e si evitano gli assembramenti arrembanti, resta integra l’entrata di colazioni e pranzi. I pasticcieri consegnano i cornetti alle 7 e le torte alle 18 sono state tutte ritirate. Il nuovo orario li penalizza di striscio. Le pizzerie a taglio subiranno un colpo scarso alle 18, i bambini hanno già acquistato la pizza per la merenda e poi viene la sera e c’è l’asporto. 

L’urto, per salvare il Natale

Per i ristoranti invece il decreto è una bella botta, taglia l’incasso serale, ma soprattutto cancella il lavoro del venerdì e sabato. Resta il buon lavoro della domenica a pranzo, quello che, in genere, salva la settimana, resta l’asporto che nel primo lockdown è stato risorsa preziosa. E’ previsto un ristoro che sarà accreditato direttamente sul conto degli interessati dall’Agenzia delle entrate entro novembre. Piuttosto occorre vigilare che le maestranze non vengano lasciate sole, che arrivi presto e subito l’eventuale cassa integrazione. A fatica ma reggere non è impossibile.

Superare la società della folla e delle adunate

Alcuni dicono però che urge creare nuovo modello che superi la società della folla che il Covid ha definitivamente distrutto. Forse. Certo non saranno i tempi di Filacciano o Saracinesco, quelli da adottare ma ricordiamoci di portarcene dietro almeno un po’, un bel po’, che li ci sono calore e umanità, ancora in purezza. Nel frattempo è il caso di darci un mano e non stare a recriminare più di tanto. E’ saggio utilizzare al meglio la tachipirina del Dpcm, oggi, diversamente la febbre non si abbasserà e rischieremmo di stare chiusi a casa  domani, cioè proprio a Natale. Sarebbe una tragedia affettiva ed economica devastante. Evitiamolo.

 

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