Trenta persone in cammino a Capena sotto il sole di maggio che picchia come ad agosto, per conoscere la terra dove si abita.

È successo sabato scorso sui colli dell’antica Capena, nell’ambito delle iniziative ideate da Teverexplora per valorizzare la Valle del Tevere e le sue meraviglie di storia e natura.

Un progetto, firmato dal collettivo di giovani coordinato da Matteo Carratoni, che si conferma leva preziosa per mostrare il meglio e il segreto di queste colline tra il fiume e il Soratte. Le persone rispondono e la terra non lesina incanti. I

l percorso è stato tracciato dal Gar locale. Nei giorni precedenti i volontari hanno predisposto al meglio l’accoglienza tagliando l’erba alta, liberando i passaggi per arrivare ai segreti del sito di Civitucola, camminando sulla strada  romana che collegava l’antica Capena, fida alleata di Veio fino alla conquista romana, al Lucus Feroniae.

Il pezzo forte è stato però quello fino a ieri nascosto nella macchia. Il taglio dei rovi ha mostrato e reso praticabile la forra detta dei “Pontacci” all’interno dei terreni dell’Università Agraria.

La forra dove si spegne le furia dell’acqua

Luogo dell’acqua. Nella stagione invernale, infatti, in quell’anfratto si ricovera impetuosa tutta quella che scivola dalle colline, lo riempie e poi attraverso un sistema di canali sotterranei, scavati da millenni e ancora funzionanti, seppur in parte crollati,  defluisce nel Gramiccia, il fosso storico  che scorre più a valle.

Il continuo e millenario lavoro delle piogge ha conferito al tufo la forma particolare di un orecchio. Qui la natura ha  trovato un posto e lo ha modellato per controllare e contenere le furie del tempo meteorico, evitando così disastri alle coltivazioni come pure agli animali al pascolo. L’acqua di troppo nella forra si ricovera e poi scorre nei cunicoli come fossero arterie di un corpo vivo. 

I trenta escursionisti sono scesi tutti nell’incavo nonostante la notevole pendenza, ed hanno trovato un luogo magico, dove la natura governa la forza degli elementi invernali, diventa riparo dalla calura in estate e garantisce vita. 

Goccia a goccia l’acqua perenne al fontanile del Toro

Grazie alle indicazioni della guida Gar hanno scoperto infatti, alla fine dell’alveo,  la fonte del Toro, che da secoli alimenta in modo perenne l’omonimo fontanile. In realtà, come ha spiegato l’architetto Franco Iena, non c’è alcuna fonte, ma l’acqua meteorica penetra nella collina sovrastante circa 30 metri e poi trasuda e attraverso un cunicolo naturale, leggermente inclinato, si raccoglie in un serbatoio “bottina” collegato al fontanile.

Goccia a goccia scivola nell’invaso, tanto che, nonostante il lungo periodo di siccità, il “bottino sabato era quasi al colmo e acqua fresca scorreva dalla  fontanella del Toro. L’incanto dell’equilibrio naturale.

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