“Il risultato di oggi del calo dell’indice Rt a 0,82 è la conseguenza di tre fattori – inizia l’analisi Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità -. Primo: aver anticipato l’obbligo di mascherine all’aperto e gli orari di chiusura. Secondo: la grande capacità di testing messa in campo. Siamo i primi in Italia come numero di casi testati in rapporto alla popolazione. Terzo: le Uscar (Unità speciali continuità assistenziale regionale, ndr) che hanno consentito un intervento tempestivo nelle comunità chiuse in cui emergevano focolai, dalla case di cura alle carceri».

«Le Uscar hanno consentito interventi mirati, prima nelle Rsa, poi negli aeroporti questa estate, così da consentire di intercettare tantissimi positivi, specie quelli che venivano dall’estero o rientravano dalle vacanze – precisa il responsabile delle Unità del Lazio e vice segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Pier Luigi Bartoletti -. Se non lo avessimo fatto, ora staremmo sicuramente peggio, i focolai sarebbero un numero maggiore e le Terapie intensive sarebbero ad altri livelli».

Un aiuto inconsapevole è arrivato poi anche dal clima. «Temperature così miti – conclude Bartoletti – hanno contribuito a rallentare patologie polmonari che normalmente a novembre si sono già presentate in diversi pazienti».

Per Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, quella che si sta per concludere è la settimana delle belle notizie. «Due aziende farmaceutiche hanno confermato che l’efficacia del vaccino Covid è oltre il 90%. E l’Rt del Lazio è sceso sotto 1. Da cosa dipende? Da una serie di azioni individuali e di sistema – spiega -. Specie nell’ultimo periodo le persone hanno capito che sono le loro azioni che ci faranno uscire dal tunnel. E comunque noi non abbiamo mai smesso l’attività fondamentale di testing che ha permesso di interrompere la circolazione del virus».

Fonte, Corriere della Sera

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