Mauro Passerotti, classe 1957, laureato in Giurisprudenza con master in “cittadinanza europea e pubbliche amministrazioni”, grande esperienza nelle amministrazioni locali, durante la sua carriera è stato più volte nominato Commissario Straordinario in diversi comuni italiani, dal marzo 2009 sino al giugno 2015 ha svolto l’incarico speciale di Responsabile del Servizio per l’Alta Sorveglianza delle Grandi opere. Nel 2010 gli è stata conferita la Benemerenza pubblica dal Capo del Dipartimento della Protezione civile, Prefetto Gabrielli, per l’attività svolta per il terremoto di l’Aquila 2009, attualmente Commissario Straordinario del Comune di Avezzano (AQ).
Dimissioni del sindaco o dei consiglieri, mancata approvazione del bilancio, dissesto e infiltrazioni mafiose sono i principali motivi che causano lo scioglimento di un determinato comune. Il decreto di scioglimento ha effetto dai dodici ai diciotto mesi, prorogabili a ventiquattro in casi eccezionali. Con il decreto di scioglimento è nominata una commissione straordinaria e viene incaricato un Prefetto per la gestione dell’ente, in vista di una regolare ripresa del suo funzionamento con nuove elezioni. Abbiamo approfondito con il Prefetto dott. Mauro Passerotti questo nodo spinoso che colpisce molti dei comuni italiani.

Qual è il compito di un commissario straordinario?

Il compito di un commissario straordinario è la provvisoria gestione dell’Ente nei casi di scioglimento dei Comuni previsti dal testo unico d. Lgs 267/2000. Il commissario riunisce in tali casi i poteri della giunta del consiglio e del Sindaco. Assume anche le responsabilità di tali Organi e nel corso della gestione può compiere tutti gli atti propri connessi alla vita dell’Ente con particolare riguardo a quegli atti che se non posti in essere possono eventualmente procurare danno all’Amministrazione civica.

Quali sono i mali che affliggono i Comuni italiani?

Più che mali parlerei della necessità di una politica nazionale più vicina che aiuti i Comuni allo svolgimento delle proprie attività e servizi, salvaguardando l’autonomia dell’Ente locale sancita costituzionalmente. Spesso si dice che il mestiere più difficile è proprio quello dei Sindaci, tenuto conto anche delle responsabilità connesse all’incarico. Ma autonomia non significa abdicare completamente ai compiti di vigilanza e di controllo da parte degli Organi centrali e periferici dello Stato. Le leggi nazionali devono realizzare quel doveroso coordinamento normativo tra le linee guida della legge primaria, le funzioni e gli obiettivi dell’Ente territoriale. Per esempio, la formazione dei dirigenti degli Enti locali appare una condizione fondamentale per la crescita così come il ruolo dei segretari comunali, di recente messi in discussione e che viceversa andrebbero valorizzati e mantenuti come unico punto di riferimento (strutturale). L’Italia inoltre è fatta da piccoli Comuni e occorrerebbe svolgere un’azione più efficace nella direzione della gestione, più oculata e trasparente attraverso almeno l’accorpamento di quei servizi possibili pur mantenendo l’identità propria di ogni territorio e di ogni Ente civico. Quanto detto è solo per fare un cenno di alcune problematiche.

A sua memoria anche in passato c’erano così tanti Comuni dissestati?

I comuni dissestati o in difficoltà economiche stanno aumentando tanto, è vero che ciò costituisce una preoccupazione per tutti, soprattutto della direzione centrale della finanza locale presso il Ministero dell’Interno. I motivi possono essere molti, tra questi vi rientra la decurtazione dei trasferimenti statali ai comuni. La revisione recente dei residui passivi fatta per legge dai comuni che ha portato a far emergere disavanzi di gestione. Vi sono poi la diminuzione degli incassi di tributi da parte dei comuni, derivante dall’aumento dei mancati pagamenti da parte degli utenti e infine le difficoltà di nuove entrate e di investimenti da parte degli Enti locali.

Leggi di bilancio e residui passivi, qual è lo stato di salute dei Comuni italiani?

Ne deriva uno stato di salute maggiormente precario in generale rispetto al passato che si riverbererà ulteriormente nei prossimi anni tenuto conto degli impegni di spesa futuri e dei sempre più numerosi programmi di riequilibrio pluriennale derivanti dai disavanzi di anni precedenti.

La crisi economica quanto ha pesato sui Comuni?

Certamente pesa la crisi economica, è stata lunga ed è ancora in atto. Sono infatti aumentate le difficoltà di pagamento dei tributi e in proporzione sono aumentate anche le richieste di intervento e assistenza sociale di individui e di famiglie intere.

I tributi che s’incassano vanno decurtati delle percentuali, ad esempio le cartelle esattoriali non esigibili, che non verranno mai recuperate. I servizi sono carenti o addirittura assenti: chi ci rimette sono sempre i cittadini onesti che pagano le tasse?

Il rischio è sempre ricaduto purtroppo sugli utenti e su quelli paganti. Infatti, quando non è possibile incassare i tributi secondo le previsioni di bilancio il relativo disavanzo deve essere riequilibrato con soldi pubblici e quindi chi paga siamo sempre noi. Questo avviene per tutti i servizi anche a domanda individuale e a maggior ragione per quelli che la stessa legge prevede debbano essere coperti dagli utenti come nel caso della tassa sui rifiuti il cui costo deve ricadere interamente sui contribuenti.

Le risorse sono poche, dunque quale potrebbe essere una soluzione percorribile per interrompere questo “corto circuito”?

La soluzione è l’accorpamento dei comuni o almeno dei servizi. Senza interrompere la tradizione e l’identità di un’Italia fatta di piccoli comuni e di borghi. Occorre che questi unifichino i servizi per lo meno fino ad un minimo di 15000 abitanti se non di più.

La crisi dei Comuni ha conseguenze sulla politica nazionale?

La crisi dei comuni ha certamente conseguenza sulla politica nazionale almeno su quella economica e viceversa. Del resto, la correttezza e la trasparenza dei bilanci devono corrispondere anche a ridare slancio ed investimenti economici ai comuni. Occorre controllare le spese ma non in senso generale piuttosto nel dettaglio. Inoltre, è necessario assistere i comuni per dare loro la possibilità concreta di concorrere a beneficiare dei finanziamenti e dei programmi europei. Si devono inoltre prevedere finanziamenti straordinari per l’ammodernamento della rete stradale e delle comunicazioni.