Questo di cui diamo conto oggi è un racconto che in genere nelle redazioni dei giornali non trova spazio. Tratta di piccole storie e, a prima vista è una non notizia. Segnala solo che intorno a noi, nella nostra vita quotidiana sommersa dagli affanni privati e da un bombardamento quotidiano di violenza minuta e stragi su larga scala, c’è anche altro, pepite lucenti di poesia che emergono dalla melma in cui siamo immersi e a cui, via via, ci stiamo assuefacendo. Un brutto orizzonte che accettiamo sia il nostro, ineluttabilmente. Dall’omicidio di un uomo con un lungo coltello da cucina in un via illuminata e centrale di una città italiana per gelosia, a quella di una signora di 84 anni che fuori di se spara al vicino con una Smith&Wesson per liti di vicinato. E, ancora, la culla destinata a dare ricovero a un neonato che la madre non vuole o non può tenere ma che intende salvare, che al momento del bisogno non funziona, non riscalda, non manda i segnali che dovrebbe e il neonato muore di freddo nella solitudine di una chiesa vuota. E poi, eccidi quotidiani di massa a Gaza, percepiti ormai come ordinaria amministrazione, come se la morte a mucchio selvaggio possa esserlo, dei bimbi appena usciti dal grembo delle loro madri che muoiono per il troppo freddo perché l’ospedale è diroccato dalle bombe; il video dei due soldati, uno ucraino e l’altro russo che parlando la stessa lingua sono ripresi mentre tentano di ammazzarsi finché uno dei due soccombe in un bagno di sangue che gocciola dai fili della barba.
Setacciando la melma emergono pagliuzze d’oro
Ecco da questa melma, che quando va bene ci sotterra sotto valanghe di ansia oppure ci fa considerare questo scenario naturale e ci relega in uno stato di impotenza e voglia di restare a letto, setacciando con tigna e pazienza a mo’ di pescatori di telline, o dei mitici cercatori d’oro del Klondike, il flusso di notizie che ci gira intorno, emerge la pagliuzza che emana luce. Piccoli sprazzi che però hanno l’immensa forza di illuminare l’altra dimensione della vita.
Le pepite dei ragazzi di Santa Marta
Le nostre pepite d’oro sono un lavoro fatto dai ragazzi della scuola elementare di Santa Marta, che si trova al bivio di Capena, proprio affacciata sulla iper trafficata rotonda della strada provinciale Tiberina. È un lavoro di gruppo guidato dalle loro maestre – bravissime – in occasione della Festa dell’olio d’oliva che si è tenuta a dicembre nella chiesa di S. Antonio, al centro del paese. I ragazzi dovevano raccontare in poche, pochissime parole, cosa era per loro quel prodotto dorato così comune nella cucina di casa. Sono perle bellissime, in alcuni casi fulminanti come magici haiku, poesia tradizionale giapponese in cui è centrale l’elemento naturale.
La bottiglia d’olio d’oliva è un sentimento
Scrive sul suo cartoncino Matilde. ”La bottiglia di olio d’oliva sul tavolo è un sentimento”. È vero, la bottiglia d’olio d’oliva al centro del tavolo racconta, unisce, dà sapore al pane della sera, dona sentori di pace; per Cristian invece l’olio d’oliva evoca lo stato di grazia: “Una focaccia piena d’olio, i sogni che scivolano in tasca, e un cielo da attraversare in silenzio”. La riflessione di Manuel rammenta la fatica e gli odori: “Si raccolgono olive, si intrecciano racconti e reti tra sguardi che sanno di fatica e frantoi”. Per Elisa “l’olio e la farina bianca sono le chiavi d’oro e d’argento del paradiso della cucina”, mentre per Valerio “la novità è l’olio gettato nell’ingranaggio dei secoli” e da parte sua Elisabeth aggiunge, strappando un sorriso, che: “L’olio d’oliva fa bene a tutto. Anche alla serratura”. Ad Aurora l’olio d’oliva piace tanto che “lo metterei anche sullo spazzolino da denti”. Diego propone la sua ricetta segreta: “Prendete tutti i ma, i se, i però, frullateli bene, aggiungete un cucchiaio d’olio e poi fateli sciogliere in un “andrà tutto bene”. Infine Yari scrive “Dio benedica i baci, l’olio d’oliva , le lenzuola pulite, i tramonti, i vicoli dei paesi, quelli che ti capiscono”.
E benedica le maestre che tutelano, coltivano, fanno crescere nella fanghiglia che ci circonda questi fabbricanti di pepite d’oro.