Dopo aver visto come la Svezia sia stata in grado di valorizzare i propri rifiuti alternando il riciclo con l’incenerimento con recupero energetico, è il momento di andare oltre e di parlare di un Paese che probabilmente è riuscito a fare un po’ meglio: i Paesi Bassi.

Quest’ultimi, analogamente alla Svezia hanno portato in discarica solo l’1% dei rifiuti, destinando la quota restante a riciclaggio ed inceneritori. Nello specifico i Paesi Bassi hanno incenerito il 43% dei rifiuti urbani, facendo registrare una percentuale sensibilmente minore rispetto alla Svezia, con il suo 53%. Ciò significa che la parte dei rifiuti che non è stata destinata agli inceneritori ha subito un destino diverso, finendo riciclata.

Infatti, nel complesso i Paesi Bassi hanno riciclato il 56% dei rifiuti prodotti sul territorio, tenendosi a +8% rispetto alla media europea. Come già detto in un articolo precedente, il riciclaggio è divisibile sostanzialmente nel riciclaggio dei materiali non compostabili (come plastica, carta, metalli ecc.) e nel compostaggio/digestione anaerobica dei materiali organici. Quest’ultima strategia è una delle più sostenibili a livello ambientale poiché si riesce a trasformare i rifiuti sia in fertilizzanti per l’agricoltura, cruciali in un momento storico in cui il suolo sta subendo un impoverimento crescente, sia in biocarburanti.

Nel campo del compostaggio/digestione anaerobica i Paesi bassi si sono guadagnati il podio, posizionandosi al 3° posto con una percentuale del 29% rispetto al totale dei rifiuti trattati. Ovviamente tutto ciò va contestualizzato. Dire che i Paesi Bassi hanno fatto qualcosa in più rispetto alla Svezia vale da un punto di vista delle emissioni di gas serra causati dall’incenerimento e non in un’ottica globale. Infatti, alcuni Paesi, specialmente quelli più a nord, hanno un maggior bisogno di energia termica piuttosto che di energia chimica prodotta con il compostaggio.

Ad ogni modo, sia la Svezia che i Paesi Bassi sono ai vertici delle classifiche europee in materia di sostenibilità ecologica, ponendosi come modelli di riferimento che molti altri Paesi dell’UE dovrebbero imitare.

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