Raccontiamo che la storia di Ramiano, l’antico sito di Ponzano, si avvia ad essere svelata dalla terra che la ricopre. Non più riserva di caccia di tombaroli dal lungo spiedo, ma bene comune. Raccontiamo anche, e non capita sovente, che esistono Amministrazioni comunali capaci di dare seguito agli impegni presi con la cittadinanza il giorno delle elezioni.

Nei giorni scorsi il sindaco Sergio Pimpinelli, a lui gli auguri di pronta guarigione da parte della Redazione,  come scritto nel patto di programma stipulato con i cittadini, insieme ad altri amministratori, ha effettuato un sopralluogo nell’area archeologica insieme ad una società di ricerche archeologiche. Obiettivo: verificare lo stato dei luoghi, passaggio preliminare a qualunque progetto di scavo dei resti dell’antico centro abitato.

La prima risposta è stata che il gioco vale la candela, Ramiano c’è. Adesso l’area è disseminata di buche scavate dai predoni della storia di tutti, ma la terra, lì, parla. Per questo si è deciso di iniziare il cammino realizzando una indagine sul campo per l’analisi orografica del terreno e procedere con la raccolta e messa in sicurezza dei frammenti fittili presenti nell’area, sparsi e in superficie. Serve un’azione corale.

Volontari che con grande cura, percorrano con lentezza e occhio attento quelle zolle al fine di mettere al sicuro pezzi delle proprie origini. Così si traccerà il perimetro delle aree più interessanti.  Linee utili ad avviare poi, con consapevolezza e indicazioni chiare, una indagine che rimuova la terra del tempo e restituisca il sole alle antiche rovine. La seconda fase prevede infatti che tecnici della società seguano le linee della mappa, con georadar, e apparecchi di misurazione del campo magnetico per portare a termine l’analisi precisa delle aree di interesse, individuare manufatti interrati, selezionare le prime zone di scavo. Si aspetta molto dal lavoro di questi tecnologici Indiana Jones. Perché dai loro risultati dipende l’avvio della fase esecutiva. 

Progetto che si coniuga con quello del Museo nell’Abbazia recuperata

A questo punto del percorso si passerebbe infatti alla campagna di scavo vera e propria  con l’intervento della Sovrintendenza. La terra delle zone mappate, sarebbe rivoltata pezzo pezzo, per far emergere manufatti, reperti archeologici. Storia, radici. Punto finale di un cronoprogramma più vasto e ambizioso: realizzare un parco archeologico, connesso con la realizzazione del museo nel complesso dell’Abbazia di s. Andrea In Flumine.

La meta è chiara, il lavoro da fare per arrivarci lungo e complesso. Rimettere insieme i pezzi delle proprie vicende storiche, legare in un progetto unico e di grande valore identitario, è costruzione grande che ha bisogno, per realizzarsi, di tanto lavoro, passione e competenza. Si tratta infatti di andare a recuperare i reperti rinvenuti a Ponzano nei luoghi dove si trovano. Molto materiale è a Valle Giulia, nella sede del museo nazionale etrusco, altro si trova presso il Museo nazionale Romano, buona parte all’Antiquarium Lucus Feroniae. Pochi sono i pezzi pregiati rinvenuti a Ramiano, esposti.

Il grosso è conservato in decine di casse che giacciono dimenticate nei magazzini dei musei citati. Qui diamo conto che il viaggio di ritorno è iniziato e serve per costruire il futuro, che senza memoria non esiste orizzonte. 

Le polemiche, tutto resti fermo

Le opposizioni, cioè quella parte di Ponzano che il paese lo ho appaltato ai privati, contesta concludendo che tutto deve restare come è. Non si tocca nulla. E si chiede come sia possibile salvaguardare gli interessi degli allevatori e quelli della storia…Scrivono i rappresentanti della lista Insieme per Ponzano “il Sindaco ha dichiarato ad alcuni giornali locali, la realizzazione di scavi archeologici, tramite una società privata incaricata, propedeutici alla nascita di un museo nei locali dell’abbazia di S. Andrea in Flumine ….Noi siamo contrari a tutto ciò! Anzi, riteniamo che i beni comunali debbano portare utili e non spese! Per questo proponiamo che il terreno prima citato venga affittato tramite bando di gara, in modo che il ricavato possa essere impegnato per opere pubbliche!
Gli animali pascolano nei parchi archeologici, come a Vulci
Secca e facile facile la risposta del sindaco Pimpinelli “bellissmi maremmani pascolano da sempre nel parco archeologico di Vulci. Giusto uno dei tanti esempi di parchi archeologici che ospitano animali. Ma dove lo trovano il coraggio di scrivere quello che scrivono senza rendersi conto che viene letto in giro per il mondo con il risultato di fare una figura barbina (poco male) e (cosa più grave) rischiare di rafforzare l’immagine negativa del nostro paese? Come se quanto successo nel recente passato non fosse bastato!
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