Si è da poco conclusa la terza serata del Festival di Sanremo, che è stata talmente bella da meritare di essere raccontata a caldo, alle due di notte.

Facile immaginare che anche la terza serata sia riuscita nell’impresa di eguagliare e battere i record precedenti. Tutti i 25 cantanti si sono esibiti vedendo trionfare, a fine serata, Mahmood e Blanco, Elisa e Gianni Morandi. Particolarmente contestate le posizioni in classifica provvisoria della Rappresentante di Lista e di Dargen D’amico, rispettivamente nona e decimo, di Ditonellapiaga con Donatella Rettore, dodicesime e di Noemi, quindicesima. Una classifica che ha fatto una media fra quella della Sala Stampa e quella della Demoscopica dei Mille.

Durante la serata però ha brillato di luce propria una stella di nome Drusilla Foer. In mezzo a grandi nomi, cantanti professionisti e comici a volte fuori luogo, Drusilla ha convinto come nessuno prima di lei.

Mai, nella storia moderna del Festival, si era vista una co-conduttrice rubare la scena al direttore artistico.

Mai un direttore artistico ha acconsentito a lasciarsela rubare come ha fatto Amadeus.

Mai avevamo assistito a uno spettacolo nello spettacolo così professionalmente eseguito.

Con intelligenza, sicurezza e maestria ha conquistato tutti fin dal primo minuto. Impossibile anche solo pensare che qualcuno non sia stato stregato dai suoi modi elegantemente altezzosi nel rivolgersi ad Amadeus, o dalla sua naturalezza nel calcare un palco così importante. Drusilla ha retto e superato il confronto con chi l’ha preceduta ed ha alzato il livello per chi verrà dopo di lei.

Sketch divertenti ma anche importanti momenti di riflessione, primo fra tutti l’incontro della Foer con Michele Bravi che, guardandola con occhi pieni di dolcezza, si dice felicissimo che lei sia a Sanremo perché la sua presenza “racconta la meritocrazia”. Menzione speciale per il velato battibecco con Iva Zanicchi, forse sfuggito ai più. Prima di esibirsi, nel sottolineare la differenza d’altezza con la Foer, la cantante inciampa in un equivocabile “Hai altre cose più di me”, al quale Drusilla risponde subito elegante e pungente: “Sono colta”.

È un gran peccato che per il primo – vero – momento tutto suo si sia trovato tempo solo in chiusura di serata. Un monologo coinvolgente che per trasporto, emozione e significato, ha da subito assunto i contorni di un elogio. Un’occasione che Drusilla sfrutta magistralmente per strizzare l’occhio a quanti vedono – e con la sua partecipazione al Festival hanno vistonel diverso una minaccia, invitando tutti a modificare il proprio vocabolario: eliminare la parola “diversità” sostituendola con “unicità”.

Diversità è una cosa che non mi piace, ha qualcosa di comparativo che mette una distanza. Credo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho trovato un termine molto coerente: unicità. Unicità mi piace, è una parola che piace a tutti perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti noi pensiamo di essere unici. Facile no? Per niente. Perché per accettarla bisogna capire di cosa siamo fatti noi. […].

Date un senso alla mia presenza su questo palco: promettetemi che proveremo ad ascoltarci, ad accogliere il dubbio, ad ascoltare gli altri anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri e i sentimenti con libertà.

Ad alzare ulteriormente l’asticella della terza serata è stato l’arrivo di Roberto Saviano, che ha portato sul palco un toccante monologo per ricordare il 30esimo anniversario della strage di Capaci. L’autore di Gomorra ha reso omaggio ai magistrati Falcone e Borsellino, raccontando anche la storia della giovane Rita Atria, figlia di un boss, morta suicida dopo la strage di Via D’Amelio per la disperazione di aver perso anche l’ultima figura paterna che le era rimasta.

Cesare Cremonini, terzo attesissimo ospite, non delude le aspettative già altissime. Alla sua prima volta al Festival si esibisce dapprima con un medley di “Nessuno vuole essere Robin”, “Marmellata 25”, “La nuova stella di Broadway” e “Poetica”, per poi incantare con “La ragazza del futuro” e “50 Special”, riuscendo nel difficile compito di far ballare tutta la platea (e anche il pubblico a casa).

È proprio il caso di dire che durante la terza serata del Festival tutti i colpi sono stati messi a segno in maniera egregia. Nota di demerito per un Festival che ancora non riesce a valorizzare le donne che invita. Non co-conduttrici ma troppo spesso semplici ospiti che appaiono e scompaiono dal palco in un battito di ciglia. Speriamo che la Rai capisca il proprio errore e perché no, ci regali Drusilla Foer direttrice artistica della prossima edizione.

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