asia fani la custode

Nel tardo pomeriggio del 30 agosto, Manlio Fani, l’uomo di Ponzano Romano  che “sussurrava ai cavalli” tanto da dare vita, sussurro dopo sussurro, ad una nuova razza, ha fatto un giro nel suo ranch in riva al fiume per rendersi conto una volta per tutte che era vuoto.

L’ultima mandria era andata via. Lo sapeva in verità perché l’aveva accompagnata quella mattina verso i nuovi pascoli sui monti del reatino. Ma si sa come vanno le cose quando finiscono, lasciano sempre un sentimento di sorpresa e incredulità, l’accettazione di un lutto richiede tempo.

Per Manlio i cavalli sono stati la vita stessa e quel caldissimo venerdì le ultime 48 magnifiche bestie di una mandria che negli anni “gloriosi“ aveva contato più di duecento esemplari, sono state sospinte dentro un percorso che finiva con grande rumore di zoccoli sul pianale di un tir per trasporto animali.

Nell’operazione, che si è svolta sotto la vigilanza del Sindaco e dei Carabinieri della forestale, lo hanno aiutato il fratello e gli amici di una vita. Lui è salito sul camion del primo trasporto per accompagnare i suoi animali alla nuova destinazione nei campi di Ponzano Di Grotti, frazione del comune di Cittaducale.
Ad aspettarlo c’era  Asia Fani, 17 anni, sua figlia, l’ultima di cinque. 

L’ultima mandria affidata all’ultima figlia

A lei è stata affidata, dal magistrato, la cura di quel gruppo di stalloni, fattrici e puledri posta sotto sequestro circa due anni fa.

Asia con la madre gestisce grandi pascoli sufficienti a mantenere anche i nuovi arrivati e i 60 cavalli del suo allevamento “La Chimera”.  Dice Asia: “Papà è stato qui fino a quando è sceso dal tir l’ultimo puledro. Ha visto i campi, sa che i suoi cavalli qui staranno bene. Ora dovremo lavorare alla loro integrazione, vedremo cosa fare quando, a giorni, i nostri cavalli romani torneranno da Leonessa. Non sarà un compito facile perché ogni mandria ha le sue gerarchie che vanno rispettate per evitare battaglie in primis, quelle tra gli stalloni”.

Manlio, dopo l’arrivo del tir che portava il secondo gruppo, è tornato nella sua casa nei pressi del fiume Tevere a Ponzano Romano, a osservare per la prima volta nella sua vita il recinto vuoto. 

Il maremmano romano è una sua creatura

È l’epilogo, amaro, di una storia intensa che per oltre 20 anni ha visto Fani primeggiare come allevatore sui media regionali e nazionali e al Costanzo show per raccontare la sua storica transumanza, 150 cavalli in cammino da Ponzano Romano al Terminillo. Il passaggio della mandria costituiva un evento in ogni comune attraversato. Manlio ha partecipato per anni a eventi pubblici schierando il suo gruppo di cavalli e cavalieri con il nome di Branco Nero.

Lo “stregone dei cavalli” raccontava come aveva salvato una razza antichissima dall’estinzione recuperando il suo patrimonio genetico originario: tra gli appassionati era famoso per  la sua doma dolce e la bellezza di quei cavalli che aveva selezionato partendo da due splendidi stalloni. Un lavoro certosino, che nel 2010 ha ricevuto il riconoscimento ufficiale: il Ministero delle Politiche Agricole ha inserito il “cavallo romano della maremma laziale” nel “registro delle razze autoctone”.

È l’antenato del cavallo il cui modello morfologico viene ricondotto addirittura a quello del celeberrimo Refulus, il destriero di Marco Aurelio, quello immortalato nella statua dell’imperatore che si erge al centro della piazza del Campidoglio.

L’allevatore di Ponzano, per unanime riconoscimento, ha dato un contributo fondamentale al recupero e salvaguardia di questa razza antichissima. Oggi Il Cavallo Romano, è protetto dalla Fao (Food and Agriculture Organization)

 

L’epilogo 

Il mantenimento e la selezione di una mandria di 150/200 cavalli comporta però costi elevati. Le entrate dell’azienda di Manlio Fani erano costituite dalla vendita dei puledri, dagli introiti della “transumanza” e dalla gestione di un ristorante-osteria che aveva ricavato dal rudere del Porto Vecchio di Ponzano Romano sulle rive del Tevere. Una taverna rinomata e assai frequentata. Tra i suoi avventori abituali, Maurizio Costanzo  e molti personaggi dello spettacolo. Era soprattutto questa attività a generare le entrate sufficienti ad acquistare le tonnellate di fieno, pagare il veterinario, la quota al comune per l’utilizzo della struttura e del lotto di terreno annesso, poiché beni appartenenti agli usi civici della comunità, tenere in ordine i ripari. 

Le picconate al piccolo regno

Nel 2020 su questo piccolo regno della Valle del Tevere dal fragile equilibrio economico, iniziarono ad arrivare però  le “picconate” che lo hanno quasi del tutto demolito. I locali del ristorante , per dire, oggi sono in abbandono e il tetto della cucina in parte crollato. Il primo colpo arrivò da un servizio, di rara superficialità, di “Striscia la Notizia” che denunciava presunti maltrattamenti. L’accusa si dimostrò infondata, ma i danni di immagine, come spesso accade in questi casi, furono enormi. L’animale ripreso come esempio infatti non era malandato o denutrito, ma solo una vecchia fattrice e il suo aspetto dimesso era dovuto agli anni non a denutrizione. 

La piena del Tevere cancella il ristorante

La seconda picconata arrivò dall’ostracismo dell’amministrazione comunale che in nome di una legalità di facciata mise in crisi la funzionalità del ristorante. Per metterlo in regola come indicato da una ispezione della Asl, occorrevano circa 50mila euro, somma fuori dalla portata di Manlio Fani. Poi arrivò la piena del Tevere che invase di acqua e fango i locali del Porto Vecchio e così la chiusura divenne definitiva.

Il terzo colpo, quello definitivo, si è abbattuto su quel piccolo regno assediato e con molti cavalli ceduti ad altri allevamenti, circa tre anni fa. Due turiste in escursione nelle strade bianche della Piana si fermarono presso lo stazzo di Manlio per accarezzare i cavalli affacciati  oltre i pali della recinzione. Rimasero colpite, a loro dire, dall’abbandono in cui versava l’allevamento, dai troppi animali racchiusi in uno spazio che giudicarono esiguo, dall’aspetto malmesso e sporco dei cavalli. Lo scrissero nero su bianco, come suol dirsi, e inviarono la denuncia alla magistratura. Venne disposta una ennesima ispezione da parte dell’Azienda sanitaria. il rapporto confermò le accuse ed il magistrato firmò il sequestro della mandria. 

Il sindaco diventa “allevatore”

Dopo il sequestro, come previsto dalla legge, la mandria viene affidata alle cure del sindaco Sergio Pimpinelli, un giorno andrà scritta questa storia dei primi cittadini che da un giorno all’altro si ritrovano a svolgere il compito di  allevatori per conto terzi, di capre pecore, cavalli ed altro ancora, perché il fenomeno è assai diffuso nei comuni dell’hinterland. Il primo cittadino di Ponzano fa buon viso a cattivo gioco, non può fare altro. Ma prima che sindaco è uno scienziato di valore internazionale, dal 2002 al 2010 è stato Direttore del dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare dell’Università di Roma “La Sapienza” conosce il valore di quel l’allevamento, la tempra umana  di Manlio Fani. Dallo stesso giorno in cui riceve l’incarico di “allevatore”, lavora per individuare una soluzione in grado di  salvare gli animali, la storia dell’allevamento che è parte di Ponzano, e, nello stesso tempo, avesse rispetto e cura del lato umano di questa  storia. Come primo cittadino, per di più deve tener conto di ragioni più prosaiche: le casse comunali  non possono certo  sostenere a lungo la spesa per mantenere in buone condizioni una tale  mandria come da mandato dei giudici.

In due anni il Comune di Ponzano Romano ha dovuto anticipare oltre 80 mila euro per assicurare ai cavalli vitto e l’alloggio cioè le coperture per i ricoveri. Le somme sono state rimborsate ma con i tempi della pubblica amministrazione.  La ricerca di una soluzione che tenesse conto di tutti gli interessi in campo è durata due anni anche con la collaborazione degli amici di Manlio Fani. La sintesi è stata Asia, l’ultima figlia di Manlio che si è detta disponibile ad accogliere l’ultima mandria del padre, così il magistrato ha firmato il dissequestro. Ecco perchè a sovrintendere alle operazioni di trasferimento erano presenti i Carabinieri forestali di S. Oreste oltre che lo stesso Pimpinelli.

Far tornare il cavallo romano nel recinto dove è nato

Ora si lavora ad un progetto per non mettere la parola fine definitiva  alla storia di Manlio Fani e dei suoi cavalli. Il sindaco Pimpinelli ragiona sulla possibilità di restaurare il rudere del Porto Vecchio, lì dove per anni c’è stato il ristorante, mettere al sicuro tutto il materiale , foto, documenti ritagli di giornali, libri, che racconta passo passo la storia, di una pezzo di Ponzano, e che ora giace sparso e sporco di fango sui tavoli. Sui coltiva l’idea, insieme a tutti gli appassionati, di trasformare l’area e lo stabile in un punto museale autosufficiente dal punto di vista economico.

L’obiettivo è far tornare nel recinto un piccolo gruppo dei cavalli trasferiti venerdì 30 agosto. È la speranza che oggi sostiene  Manlio Fani: tornare a vedere nel recinto dove tutto è iniziato, le sue “creature”. 

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