Chiedere scusa a volte è difficile, soprattutto quando l’orgoglio prevale. Chiedere scusa è un gesto che deve partire da un esame di coscienza che lascia dire: ‘Sì, ho sbagliato’! Se non parte da questo sincero esame fatto su se stessi le scuse non solo non servono, ma una volta accettate concedono solo l’opportunità di sbagliare ancora.

Lo sa bene Andrea Lombardo, che nel suo ultimo singolo Nonostante Le Parole, uscito lo scorso 17 Novembre e realizzato in collaborazione con la casa discografica di Roma RAdAR LABEL, trova il coraggio di chiedere scusa alla persona che aveva ferito.

Il brano è nato in un periodo difficile vissuto dall’artista e in cui ha capito davvero quanto male possano fare le parole. Chiuso al buio nella sua stanza, rimuginando tra rimorso e lacrime, Andrea esprime quello che sente trasformando i suoi pensieri in parole e le sue emozioni in musica.

LE PAROLE FANNO COSÌ BENE QUANDO SERVE E FANNO MOLTO PIÙ CHE MALE SE NON LE SAI USARE

Ma chi è Andrea? E’ un ragazzo di diciannove anni nato a Catanzaro e, come avremo modo di scoprire, la musica ha sempre fatto parte della sua vita. A 16 anni scopre il mondo della produzione e, sperimentando nuove sonorità, inizia a scrivere canzoni sia in italiano che in inglese e a produrre gli arrangiamenti musicali dei suoi stessi pezzi. Partecipa così al Calabria Fest di Rai Radio Tutta Italiana nell’estate 2020 con il suo primo singolo “Ci sarà un perché” e lì avviene l’incontro fortunato con Alberto Lattanzi di RAdAR LABEL.

Nonostante Le Parole è frutto di questo incontro e di un lavoro di squadra eccezionale. E’ uscito infatti poche ore fa anche il video realizzato da Anomalies Production che non fa che confermare l’alta qualità dell’intera produzione con contenuti video che magnificamente si incastrano alle sonorità accattivanti del brano.

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Ciao Andrea! Benvenuto su Incontrosuoni!

Vogliamo conoscerti un po’ di più, quindi raccontaci in che modo è nata la tua passione per la musica.

Penso che la mia passione per la musica sia nata ancora prima di me. Fin da quando ho memoria ho sempre cantato… in macchina, a casa, alle feste. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia amante della musica, inoltre mio nonno studiava canto e, molto spesso, era proprio lui ad incitarmi, ha sempre visto qualcosa in me, prima di chiunque altro. Ho cominciato a prendere sul serio la musica alle scuole medie. Lì ho iniziato studiando violino e, il secondo anno, quasi per gioco ho deciso di prendere lezioni di canto. Da lì è diventato tutto più chiaro; vi svelo un segreto: prima di allora non avevo mai avuto neanche la minima idea di ciò che avrei voluto fare da grande, ma proprio in quel periodo ho davvero aperto gli occhi.

 Quali sono le tue influenze musicali?

Le mie influenze musicali sono molto varie. Ho ascoltato davvero tantissimi artisti durante l’infanzia, una volta si ascoltava principalmente ciò che le radio sceglievano che si ascoltasse, ma, grazie alle care vecchie cassette, potevo ascoltare anche canzoni meno commerciali. Da artisti come Nino D’Angelo ad artisti come Andrea Bocelli, ricominciando da gran parte della scena pop americana fino al rap, addirittura la trap. Penso di essere stato molto influenzato dallo stile di Neffa, nonostante all’inizio il mio artista di riferimento fosse Shawn Mendes. Con il tempo ho continuato a variare le mie preferenze, cercando sempre di essere il più aperto possibile. Penso che ogni genere, anche fuori dai propri gusti personali, può aiutare ad ampliare il proprio bagaglio o addirittura dare la peculiarità che mancava al proprio progetto, chi lo sa.

Prima di intervistarti, come puoi immaginare, ho ascoltato il tuo brano “Nonostante Le Parole” e mi ha fatto riflettere. Le parole hanno sempre un peso, soprattutto quando sono dettate da rabbia o incomprensione, ma secondo te possono essere più tremende di un silenzio indifferente?

Questa è una domanda davvero difficile. Mi sento di dire che tutto dipende dal contesto in cui accade, ma mi spiego meglio. Ognuno di noi ha un carattere diverso, c’è chi prende le situazioni più sul personale e chi non da peso a ciò che gli viene detto, chi altro dice tutto quello che gli passa per la testa e chi prima di parlare ci pensa 10 volte. Questi particolari fanno molto la differenza e penso che proprio per questo non si possa definire in modo generico una delle due opzioni peggiore dell’altra. D’altronde però, ho una mia visione strettamente personale. Ritengo che il silenzio sia ciò che distrugge i rapporti, ancora più di una parola. Quando si parla non si dà tempo per stra-pensare, perché si dà sfogo immediato a ciò che si sente, mentre quando si sta in silenzio, ognuno di noi continua a relazionarsi solo con sé stesso e con tutte le paranoie che possono nascere e, per me, questo è il peggiore dei veleni.

Chiedere scusa è difficile. È un gesto che deve partire da un esame sincero fatto su sé stessi che lascia dire: ‘Sì, ho sbagliato’. Attraverso la tua canzone prendi coscienza del tuo errore e chiedi scusa anche se è passato del tempo. Quanto è valida secondo te l’affermazione “Non è mai troppo tardi per chiedere scusa”?

Per me è davvero così, non è mai troppo tardi per chiedere scusa. Il problema è un altro, chiedendo scusa stai ammettendo all’altra persona e a te stesso di aver sbagliato, ma molte volte non è davvero così. Sapere di aver sbagliato significa anche essere pronti ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni, ma, il più delle volte, si chiede scusa solo per essere perdonati, senza aver davvero riflettuto sulle proprie azioni e su quello che possono aver scaturito nell’altra persona e questo, per me, ne annulla ogni valore.

Sappiamo che questo tuo primo singolo è uscito con la neo etichetta indipendente romana RAdAR LABEL. Ti va di raccontarci come è iniziata la vostra collaborazione?

Andrea Lombardo ed Alberto Lattanzi nei RAdAR LABEL Studio

Ho conosciuto Alberto al Calabria Fest di Rai Radio Tutta Italiana e da subito ha notato qualcosa in me e nelle mie canzoni, quella sera si è presentato da me per complimentarsi e per darmi dei consigli. Ho apprezzato tanto quel gesto perché mi ha dimostrato di essere stato uno dei pochi ad avermi davvero ascoltato. Appena è nato il progetto RAdAR LABEL mi ha contattato e, dopo una serie di intoppi, abbiamo iniziato a lavorare insieme questa estate. Ho da subito apprezzato il suo modo di lavorare, tanto che ho deciso di buttarmi nel progetto al 100% trasferendomi qui a Roma per lavorare in maniera meno frenetica. Prima lo raggiungevo 3 o 4 giorni alla volta e avevamo solo quelli per concludere tante più cose possibili, adesso continuiamo a lavorare, ma in maniera più calma.

Cosa accadrà adesso? Ci sono all’orizzonte altri progetti?

Adesso stiamo lavorando al primo disco, ma aspettatevi anche qualche collaborazione. Per adesso non dico altro.

Ti chiediamo, in ultimo, di consigliarci un brano e spiegaci perché dovremmo ascoltarlo!

I Lost a Friend, di FINNEAS. È un brano talmente intenso che, anche se non stai vivendo quella emozione, ti ci porta dentro fino a fartela vivere e, per me, un tale livello di pathos, dovrebbe essere l’obiettivo di ogni cantautore. Vi consiglio di ascoltarla per essere travolti dalle sue emozioni.

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