Questa notte è morto improvvisamente un sognatore, si chiamava Sergio Pimpinelli, aveva 80 anni ed era sindaco di Ponzano Romano, il suo paese.

Ma Sergio era molto di più , un musicista – amava il sassofono – un professore emerito di Genetica alla Sapienza, un uomo di cultura con un amore forte, indissolubile con la sua terra.

Si era candidato a sindaco la prima volta nel 2019, sfiduciato nel 2020 è stato rieletto nello stesso anno. Il suo programma era semplice: restituire alla sua gente i beni pubblici sottratti  all’uso della comunità, e ridotto ad uso privato, restituire dignità alla storia di quelle case dove era cresciuto al seguito della madre ostetrica.

Ci è riuscito.

In cinque anni ha recuperato la parte pubblica dell’Abbazia di S. Andrea In Flumine, utilizzata fino ad allora solo per banchetti matrimoniali. E realizzare il museo previsto fin dal 1999.

Diventerà – ce lo auguriamo di tutto cuore- realtà nei prossimi mesi: Sergio aveva disposto i locali secondo le indicazioni della Soprintendenza che da parte sua aveva iniziato a selezionare le opere da esporre prendendole dall’Antiquarium Feronia di Capena e dai magazzini del Museo di Valle Giulia.

Con il Prac ha fatto di Ponzano un centro dell’arte contemporanea noto in tutti il mondo, ed ha inserito nel cuore del centro storico opere d’arte. La terza doveva arrivare nei prossimi giorni per abbellire la piazza antistante l’ufficio postale.

Ha messo in sicurezza la scuola e a  breve sarebbero iniziati i lavori per la ristrutturazione del complesso di S. Sebastiano.

Il suo mandato sarebbe finito nella primavera del 2026, per allora contava di aver fatto la sua parte, portato a termine tutti i progetti messi in campo e riconsegnare ai suoi cittadini un paese più bello. 

Un grande sindaco e un grande amico

Sergio Pimpinelli era mio amico. Da qualche anno avevamo preso l’abitudine di vederci periodicamente a pranzo, molte spesso da Lina a Stimigliano, le ultime volte da Agorà a Capena. Si chiacchierava come due ragazzi di 20 anni tra discorsi seri e grandi risate. Si parlava  di libri, un po’ della sua attività amministrativa, di cosa aveva in serbo così da poterne scrivere, ma anche  di questo nostro mondo che sembra impazzito ancora di più ad uno scienziato di livello internazionale quale era. 

I cavalli romani

Sergio era questo. Siamo andati insieme a seguire il salvataggio dei cavalli romani  di Manlio. Era soddisfatto di aver trovato la soluzione parlando con gli amici e il fratello del grande allevatore ponzanese ormai malato, sarebbero stati spostati nelle terre al di là dal fiume in un allevamento curato dall’ultima figlia. Nei prossimi giorni avrebbe dovuto ritirare una sfera donata dall’artista Antonio Del Donno da installare nella piazza del paese ristrutturata e abbellita.


Era determinato, il mio caro amico Sergio, a restituire al suo paese i beni che appartenevano alla comunità e a farne un posto bello per vivere.

Avrebbe continuato a lavorare affinché la fama di quel grumo di case affacciato sulla parte più incantevole della Valle del Tevere raggiungesse, attraverso il linguaggio dell’arte, anche New York. 

La mitica band

Era bello parlare con Sergio a pranzo. L’ho conosciuto nel 2019 quando fu eletto sindaco la prima volta, scoprendo che avevamo in comune il modo di pensare e tante persone. Sergio Pimpinelli aveva tra Capena e Fiano Romano gli amici del suo complesso musicale, pardon oggi si dice band, della gioventù con cui ha fatto centinaia di serate.

“Avevamo una giacchetta di velluto blu dal collo un po’ storto che ci faceva su misura un sarto di Capena, Renato “U sartore””- mi ha raccontato un giorno. Di quella banda aveva un ricordo dolce e mitico, ne facevano parte persone speciali che ho incrociato nella mia vita: Enzo Benigni detto “U Moru” , Antonio Mignucci detto “Flock” grande batterista, Franco Urbani il cantante. Accompagnatore  Enzo Francellini detto “l’Avvocatu”.

Suo amico del cuore era stato Nicola Sacripanti, l’indimenticato sindaco della  Capena degli anni ‘80: “Mia madre lo adorava – mi ha confidato Sergio – ogni volta che veniva trovarci con la signora Gelmira gli portava un mazzo di fiori”. 

L’ultima telefonata ieri sera

Di queste persone abbiamo parlato proprio ieri sera, in una insolitamente lunga telefonata, insieme alla vicende amministrative di Fiano Romano, dei progetti in corso. Per il solito pranzo ci eravamo dati appuntamento alla prossima settimana.

Poi Sergio, alle 20 e 30, mi ha mandato su whatsapp l’ultima storia, un video di grande dolcezza. Si vede un’anziana signora che, rientrando a casa nelle viuzze del centro storico, si accorge che la bimba della recentissima installazione contro la violenza sulle donne ha perso una scarpetta rossa. In realtà sta sul prato come da composizione dell’artista ma la signora non lo sa e allora la raccoglie e cerca di metterla al piede della bimba seduta sulla panchina. Non ci riesce, la lascia appoggiata al piede e resta per qualche secondo quasi in raccoglimento e poi si dirige verso casa. 

Due giorni prima Sergio aveva messo un post su fb paventando un atto di vandalismo. “Invece sbagliavo – mi ha detto ieri sera, quella vecchina aveva preso la scarpa per metterla alla bambina,  una bella storia natalizia, ti mando il video”.
Poi abbiamo chiuso la chiamata e nella notte verso le  tre un malore improvviso ha chiuso tutto.

Ciao Sergio

Ciao Sergio, hai fatto la tua parte qui in modo magnifico da grande uomo e da sindaco giusto e probo. Per la tua comunità hai fatto un gran bel lavoro. Avevamo in programma di scrivere almeno tre storie e di fare il bagno nel Tevere con Marx laggiù allo Spolverino. Vabbè, sarà in un’altra vita. Non lo so caro Sergio, noi non eravamo convinti che ci fosse altro dopo la morte, però, però, forse, chissà, che invece ci sbagliavamo e magari esiste un’altra dimensione e capace che così ritrovi i tuoi compagni della band con la giacchetta di velluto blu, rispolveri un sax della tua collezione e riprendi a mettere in giro note bellissime. Ti ci vedo.

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