C’è una buca a Capena che catalizza l’attenzione dell’intero paese. La “buca regina”’. Racconta bene cosa non va, non solo nel paese tiberino, ma in questa nostra Italia. E’ in località Portone, prosecuzione di via del Mattatoio, e si è creata su una giovane strada. Aperta al traffico per due soli anni. Doveva essere la via di collegamento tra il centro abitato, le scuole e la provinciale. Pensata, condivisa, prevista dal prg e voluta per facilitare la viabilità interna. Ma si è subito dimezzata. Al primo stress cui è stata sottoposta, ha ceduto. Il nuovo tracciato è costato 800mila euro, reperiti con un un mutuo comunale che la comunità pagherà per decenni. Quando la ditta incaricata di effettuare i lavori di ripristino ha aperto il cantiere, si è capito subito il perché del cedimento. Lavori eseguiti “all’andar via”.

Per il riempimento del dislivello si era utilizzato anche un motorino, ma soprattutto le condutture che dovevano smaltire le acque meteoriche erano state realizzate con tubi di plastica assolutamente inadatti a sostenere il peso del traffico. Il crollo era solo questione di tempo. E si verificò nel 2017. Da allora è ancora lì. I lavori procedono con lentezza. Causa fragilità del manto stradale, interventi più complessi del previsto perchè oltre a riparare lo squarcio serve mettere in sicurezza una strada transitata da mamme e bambini poiché di servizio alla scuola.
Come ha scritto in un post molto chiaro postato su fb dal sindaco Roberto Barbetti, il cantiere è stato aperto  nel 2020. Dopo che il Comune aveva trovato i fondi necessari, 200mila euro, arrivati dalla Regione Lazio. I lavori sono ripresi in questi giorni dopo varie interruzioni dovute a fattori climatici, Covid e problemi tecnici derivati dalla scarsa tenuta del tracciato. In queste ore la ditta incaricata è al lavoro. La foto che accompagna questo articolo è stata scattata questa mattina proprio dagli operai.
La storia si potrebbe chiudere qui, esemplare vicenda di lavori fatti con i piedi e procedure bizantine. Invece è diventato un caso.
Domani il Consiglio comunale si riunirà alle 15 per approvare il bilancio , ma “la buca delle buche” si farà certamente spazio nella discussione. Nei giorni scorsi il tema infatti ha assunto ruolo preminente nel dibattito pubblico e via web. Ad alimentare la polemica alcuni articoli apparsi sulle pagine provinciali di un quotidiano a tiratura nazionale e locale. A suggerirli la denuncia della consigliera d’opposizione Mirta Paganelli che sull’argomento ha realizzato un lungo video postato su fb.
Lo abbiamo visto e rivisto. Si tratta di una disamina puntuale degli atti prodotti dall’Amministrazione comunale e contiene l’annuncio di presentare una denuncia a tutto l’ordine costituito, dai Carabinieri alla Guardia di finanza, per falso in atto pubblico. Di questa storia di buche abbiamo scelto di non scrivere finora, perché inquinata da strumentalizzazioni, interventi beceri, attacchi personali. Pochezze che non ci intrigano.
Lo facciamo oggi dopo aver verificato la fondatezza di ricostruzione e accusa. In genere non ci fermiamo alla prima  versione dei fatti.  Abbiamo ascoltato le ragioni della consigliera esposte in modo notarile, e per forza, spesso tediose e le abbiamo trovate più che altro solo una richiesta pressante di emettere magari un avviso di garanzia purchessia. Nulla di più. Per una vicenda di quelle che in genere si concludono con il timbro de “il fatto non sussiste”. Infatti l’impianto documentale e accusatorio non dice granché, immette nel circuito della discussione una buona dose di sospetti. Tutto qui.
La procedura adottata dagli Uffici tecnici del Comune per affidare i lavori appare di documentata trasparenza. La ditta che sta eseguendo i lavori, è affidabile e in possesso delle competenze adeguate . E’ stata scelta, non tra quelle degli amici degli amici, come in uso a Capena per decenni, ma attingendo dall’elenco pubblico presente nella stazione appaltante di Fiano Romano, la scelta della società assicurativa rumena è perfettamente in regola con le norme che regolano le aziende appaltanti lavori pubblici. Ci si muove sul mercato europeo. E la Romania, per chi non lo sapesse, fa parte dell’Unione Europea a tutti gli effetti. Dell’accusa di falso in atto pubblico, già di per sé fattispecie ambigua, si fatica a individuarne gli estremi. Possibile che ci siano sfuggiti, certo, mentre non ci è sfuggita la cultura del sospetto che pervade l’esposto.  Questi i toni e temi della discussione in un paese italiano dell’hinterland romano nell’anno di grazia 2021, che conta oltre 10mila abitanti.
Due considerazioni finali: questo accade mentre in sede di discussione del bilancio comunale si dovrebbe parlare di risorse e prospettive del paese; questo accade mentre in italia si discute del futuro, di cosa fare con i 248 miliardi dell’Unione europea. Bisognerà spendere questa montagna di soldi in cinque anni. Quella buca dovrebbe suggerire come non fare le strade, ponti, opere pubbliche. A Capena c’è’ chi indica proprio quella la buca regina come fonte di pensieri e parole, in Italia c’è chi pone come tema centrale un’ora in più per andare a cena fuori. Mentre ogni giorno il covid uccide una media di 300 persone al giorno, cioè ogni giorno muoiono tante persone quante ne ha uccise il terremoto di Amatrice. Non stiamo messi bene. C’è chi invita a  guardare il dito, noi continuiamo a indicare la luna. La  buca si ripara, il futuro invece non aspetta.
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