Green a scuola: cosa significa oggi? È possibile andare oltre il sistema di outdoor education e proporre un modello altro replicabile e sostenibile nei sistemi educativi in generale e che renda efficace il dialogo in Natura dentro e fuori la scuola?

Iniziamo con il condividere la notizia dell’esistenza, per chi ancora non lo sapesse, di una vera e propria rete green delle scuole romane. Inoltre abbiamo individuato un modello efficace e che merita particolare attenzione proposto con il Progetto Eden di cui illustreremo più avanti.

La Rete scuole Green (retescuolegreen.it) indica come primi obiettivi su cui concentrare la propria azione all’interno delle scuole i seguenti:

– Ridurre, fino ad eliminare, i consumi di bottigliette di plastica, sostituendola con borracce e distributori d’acqua.

– Promuovere e rispettare la raccolta differenziata dei rifiuti all’interno di tutti i locali dell’Istituto.

– Promuovere il riciclo e riuso dei materiali di uso quotidiano

– Incrementare i processi di dematerializzazione.

– Promuovere percorsi di divulgazione scientifica, organizzando momenti di incontro tra la comunità scolastica ed esperti in ambito ecologico e climatologico.

– Promuovere incontri con la Protezione Civile Locale per informare la comunità scolastica sui comportamenti di prevenzione in previsione di eventi meteorologici estremi.

– Incrementare l’utilizzo di prodotti per le pulizie biodegradabili.

– Coinvolgere le studentesse e gli studenti nella cura degli spazi verdi delle scuole sviluppando un modello di gestione condivisa delle risorse naturali.

– Orientare l’attività negoziale delle scuole verso le politiche di GPP (Green Public Procurement).  – dal sito ufficiale retescuolegreen.it –

La Dott.ssa Monia Satta, pedagogista e progettista sociale

Noi abbiamo approfondito l’argomento grazie alla Dott.ssa Monia Satta pedagogista e progettista sociale che, come professionista, da vent’anni collabora con le scuole di ogni ordine e grado cercando di mettere in campo azioni per migliorare il benessere scolastico e prevenire la dispersione e l’abbandono e che è parte del gruppo interdisciplinare EDEN LAB, diretto dalla prof.ssa Beate Weyland, che ha il compito di documentare, accogliere e stimolare attività didattiche, ricerche e implementazioni sul tema dell’Educational Environment with Nature (EDEN).

Inoltre è ambasciatrice EDEN in Sardegna, dove il progetto ha messo radici grazie a due docenti illuminate, Maria Giuliana Floris e Stefania Cabras, che portano avanti il progetto all’I.C. Mogoro.

Attualmente cura la formazione dei docenti e delle docenti delle scuole interessate ad accogliere il progetto EDEN. Grazie alle competenze e alle conoscenze apprese al corso di perfezionamento Educazione e Natura dell’Università Milano Bicocca e il suo obiettivo è rendere sempre più saldo il ponte tra la Natura dentro e fuori gli spazi scolastici.

Cosa significa avere o saper attivare un pensiero green a scuola? Se per pensiero “green” intendiamo un approccio educativo orientato allo sviluppo di una maggiore sensibilità ecologica credo che, oggi più che mai, la scuola sia chiamata a questo compito pedagogico. Non si tratta solo di fare educazione ambientale dal punto di vista scientifico e cognitivo ma di sviluppare una pedagogia ecologica che metta al centro le relazioni, l’interconnessione tra i sistemi, che renda evidente nelle prassi il profondo legame tra l’essere umano e il mondo naturale. Credo che tutto il sistema scolastico fin dalla primissima infanzia debba riorientare le sue pratiche affinché si risani la frattura che rende la natura altro da sé. La cultura occidentale ha necessità di superare la dicotomia tra Natura e cultura e ciò può avvenire attraverso processi educativi che prevedono relazioni di prossimità con il mondo della Natura, in un costante dialogo tra il dentro e il fuori.

Il Progetto Eden

Eden, il progetto introdotto in apertura, è un acronimo che sta per Educational Environment with Nature (Ambienti Educativi con la Natura). EDEN è un progetto di ricerca che intreccia in maniera interdisciplinare il linguaggio pedagogico con quello dell’architettura, del design e della botanica. La finalità è trasformare gli ambienti freddi e impersonali di tanti edifici scolatici in luoghi abitati e accoglienti in cui si soggiorna e si sta bene come a casa. Noi pensiamo, ci dice ancora la Dott.ssa Satta, che portare la Natura all’interno degli spazi educativi sia un gesto molto semplice ma allo stesso tempo rivoluzionario per creare il ponte tra il dentro e il fuori. E’ significativo come la proposta di portare le piante negli spazi educativi interni sia stata approfondita proprio durante i tre mesi di lockdown del 2020 quando tutti noi abbiamo sperimentato la “mancanza” di contatto con la Natura all’esterno.

Grazie a un ciclo di dialoghi aperti offerti dalla Facoltà di Scienze della formazione primaria dell’Università di Bolzano “La natura dentro la casa: prima dell’aula green” promossi dalla Prof.ssa Beate Weyland, si è iniziato ad esplorare la possibilità di appropriarsi di spazi educativi attraverso l’introduzione di piante al loro interno. Al ciclo di incontri hanno aderito con entusiasmo diversi insegnanti, educatori, pedagogisti, architetti, interessati al tema. L’attenzione è stata focalizzata in particolare sulle “relazioni educative di prossimità” con la natura all’interno degli ambienti nei quali eravamo costretti dall’emergenza pandemica. Quando il ciclo di dialoghi aperti avrebbe dovuto concludersi, il gruppo che si era creato intorno alla proposta di EDEN era pronto a proseguire con le esplorazioni e a mettere a sistema la proposta.

A quegli incontri, da pedagogista interessata al legame tra educazione e natura, ho preso parte anche io sperimentando a casa con le mie piante il tema della prossimità con questi “esseri viventi” così straordinari. E così ci siamo messi così in ricerca libera ispirati e accompagnati dalla grande passione e competenza della prof.ssa Weyland sul tema dell’abitare gli spazi.

Attraverso incontri settimanali di riflessione, confronto e scambio abbiamo esaminato la letteratura scientifica, scambiando tra noi una bibliografia “biofila” e pedagogica. Nostro grande ispiratore è stato Stefano Mancuso che con i suoi studi sull’intelligenza delle piante e la loro interconnessione ci ha avvicinato alla conoscenza di questi meravigliosi esseri viventi, abbiamo poi scoperto Gilles Clement e il suo concetto di “giardino planetario” e tanti altri autori tra antropologi, paesaggisti, architetti e designer. Siamo ripartiti dai Maestri della pedagogia che già avevano esplorato il tema del legame tra educazione e natura, per citarne alcuni, Rousseau, la Montessori, Froebel, Freinet, Pierina Boranga, fino ad arrivare ai contemporanei Roberto Farnè, Monica Guerra, Michela Schenetti. Numerose ricerche suggeriscono che le piante hanno un effetto sullo sviluppo mentale (benessere, autostima, apprendimento), sullo sviluppo sociale (abilità interpersonali, comportamento di gioco, creatività) e sullo sviluppo fisico (salute, movimento dei bambini). Inoltre, la presenza e la cura delle piante sembra influenzare la consapevolezza ambientale (connessione con la natura, conoscenza, interazione e capacità di cura) e l’educazione ambientale (incontro con le piante e consapevolezza dell’interrelazione reciproca tra esseri viventi).

Alla luce di queste importanti considerazioni risulta evidente in primo luogo

La conferenza Eden Green Mind Set

come il progetto stesso offra uno spunto applicabile concretamente in molteplici realtà educative e come sia sostenuto da un pensiero di ricerca azione coinvolgente e stimolante.

Infatti è la stessa Dott.ssa Monia Satta ad aggiungere che l’attività con le scuole è basata essenzialmente sulla ricerca-azione e considera i docenti come veri e propri “professionisti riflessivi” in grado di stare nella cultura della domanda assieme ai propri allievi. L’interesse del progetto EDEN si concentra sulla dimensione dell’interazione educativa con le piante da interno, come variabili che influiscono sulla componente educativo-didattica e su quella fisico-spaziale.

Nel concreto il progetto consiste nell’impiego di tre variabili per la realizzazione di un ambiente di benessere e comfort per alunni/e e insegnanti dappertutto e con risorse contenute.

1. un approccio educativo orientato alla relazione attiva e cooperativa, a una didattica aperta, per progetti, individualizzata e sensoriale e di tipo laboratoriale.

2. la presa in carico degli ambienti didattici come dispositivi pedagogici straordinari per potenziare il compito didattico ed educativo della scuola: gli spazi architettonici possono essere progettati e allestiti in modo tale da offrire informazioni di accoglienza e comfort oltre che di appartenenza.

3.  l’introduzione delle piante negli spazi indoor, quindi nelle aule e nei corridoi pe creare un ambiente domestico, naturale, di benessere e protezione.

Cosa si sta facendo a livello di buone pratiche green rispetto ai traguardi normativi in essere? Attualmente non sono poche le iniziative che si orientano a connettere maggiormente la scuola con la natura. Dalle esperienze di Outdoor Education, agli orti scolastici, alle pedagogie del bosco, alle proposte legate alla scelta di portare sempre più materiali naturali a scuola, fino alla proposta EDEN di portare le piante in classe, le proposte non mancano. Noi consideriamo EDEN una buona pratica pedagogica “green” perché tra le altre cose risponde pienamente alle indicazioni offerte sullo sviluppo delle Competenze Globali (attitudine alla ricerca, empatia e cooperazione, azioni responsabili), agli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai nuovi requisiti della legge sull’educazione civica, che includono l’educazione alla salute e al benessere come uno degli obiettivi.

Green è bello perché consente a noi adulti e ai più piccoli di riscoprire il nostro legame con la Natura. Noi siamo natura e la natura è in noi. Si tratta di educare ad uno sguardo nuovo, ad un immaginario che abbiamo perduto e che i nostri bambini e bambine nativi digitali forse non hanno mai avuto.

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