La mostra si è aperta sabato 10 novembre scorso alle 14.30, ma già un’ora prima decine di fan erano in attesa di poter incontrare l’artista, presente all’inaugurazione per firmare le copie dei suoi libri. Attivo come fumettista da più di 15 anni, Michele Rech nasce ad Arezzo nel 1983 e vive i primi anni in Francia per poi spostarsi a Roma, nel quartiere Rebibbia.

Mantenendosi tra precariato e ripetizioni di francese, si dedica al mondo delle nuvole parlanti con i primi lavori autoprodotti fino alla pubblicazione del suo primo libro nel 2011, La profezia dell’Armadillo. L’armadillo è il simbolo per eccellenza della sua voce interiore, un alter-ego che lo accompagna insieme ad altri personaggi dalle sembianze animali che incarnano le persone a lui più vicine, ma anche emozioni e sentimenti del tempo attuale.

La struttura della mostra ricalca sin dall’allestimento il mondo del fumettista romano, in un percorso di quattro sezioni che suggerisce proprio la forma dell’Armadillo. Pop, la prima sezione, raccoglie illustrazioni ispirate a storie biografiche o rappresentative dei temi che riguardano la generazione anni ’90. Qui emerge il vissuto dei trentenni di oggi che hanno visto tutto cambiare, dai valori al modo di comunicare, evocato con l’ironia un po’ amara tipica dell’artista. Nella seconda parte, Lotte e Resistenze, viene affrontato il tema delle opposizioni sociali degli ultimi anni, includendo fatti di cronaca tratti dall’Italia e dal mondo.

Sempre sulla scia della riflessione politica si arriva alla terza sezione, il Non – Reportage. Un’intera parete nera è dedicata all’episodio del G8 del 2001, evento chiave della vita dell’artista. Seguono esperienze personali di viaggio, tra cui quella del 2014 a Kobane dove il fumettista ha vissuto di persona la resistenza dei curdi agli attacchi dell’ISIS. Tribù, infine, è il fulcro della mostra: qui le illustrazioni sono dedicate alla cultura punk a cui Michele Rech sente da sempre di appartenere come una vera e propria famiglia. Di sicuro non basta una sola visita per cogliere a pieno il senso dell’intero lavoro di Zerocalcare, i cui temi affrontati toccano davvero ogni aspetto della vita. Di tutti certo, ma dei trentenni po’ di più.

( Foto di Elisa Camilli )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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