Attilio Marchetti girava per le vie di Castelnuovo di Porto con una cariola di legno e una scopa di saggina.

Era una persona speciale. Amava lo sport, amava Coppi. Questo ricordano di lui i più anziani del borgo.

Faceva lo spazzino, anche se i rifiuti da raccogliere erano davvero minimi. Lo spreco era un lusso per pochi e nulla veniva gettato se si poteva ancora utilizzare: la carta serviva per alimentare la fornacella, dove le signore del paese andavano a cuocere il pane. Non c’erano avanzi di cibo e, quel poco che non si poteva più consumare, veniva dato in pasto ai maiali.

Attilio detto “Il Cocco” teneva comunque pulito il paese, stipendiato dal comune fino all’età della pensione. Girava per le vie del borgo con la sua cariola di legno, che presto sostituì con una più leggera fatta in alluminio.

La vita era difficile in Italia nel primo dopoguerra: era il momento di ricostruire, di ripartire.

Sulle macerie del fascismo e degli attacchi alleati, Roma si riempiva di nuova forza lavoro. Gli uomini riversavano nella città, abbandonando le campagne in cerca di un salario sicuro: operai, muratori, spesso bassa manovalanza.

Nei paesi di provincia come Castelnuovo di Porto, però, la guerra era arrivata con minore violenza e la quotidianità era ancora scandita dai ritmi delle campagne.

Mentre lavorava, Marchetti portava sempre con sé una trombetta, oggetto assai singolare rimasto nella memoria di molte persone.

Attilio Marchetti al matrimonio della figlia

Questo perché Il Cocco era molto di più di uno scopino e la trombetta la usava per richiamare i suoi concittadini.

Quando iniziava a soffiare e il suono si propagava nell’aria, in molti si sbrigavano a scendere in strada: Attilio era pronto a buttare il bando. 

Casternovesi, è venuto un camion de maialetti belli lì in piazza, e a prezzi boni! Correte, che se non venite se ne va!”.

Carne, ortaggi, nocciole del viterbese, scale in legno e botti per fare il vino: se a Castelnuovo arrivava un commerciante da fuori, Attilio avvisava i suoi concittadini di accorrere per visionare la merce.

Era un banditore a tutti gli effetti, portava le notizie in giro per il paese e spesso si trattava di occasioni convenienti di cui bisognava approfittare: carni a bassa macellazione vendute a prezzi ragionevoli, verdure di seconda scelta ma comunque ancora buone.

Erano soprattutto le massaie a rispondere al suo richiamo: si avvicinavano per controllare l’offerta del commerciante di turno e poi tornavano a casa per parlarne con i mariti; solo la domenica si procedeva alle trattative e agli acquisti in zona Monticello, oggi Piazza Cavour.

Attilio Marchetti con la nipote, Cinzia.

Quando il Cocco buttava il bando, le notizie da lui declamate erano di svariati generi, non solo commerciali: portava novità sulle decisioni prese dall’amministrazione comunale, sulle ordinanze emesse, sui lavori in corso.

Alcune signore, all’epoca poco più che bambine, ricordano Attilio in giro con la sua trombetta intento ad avvisare la cittadinanza della morte di un castelnuovese. Qualsiasi novità fosse ritenuta di pubblico interesse, il Cocco faceva in modo che arrivasse alle orecchie di tutti. In un’epoca in cui i mezzi per tenersi informati erano pochi, l’attività del banditore era essenziale, un onorevole servizio reso alla comunità. In quegli anni, inoltre, il livello di analfabetismo era ancora alto e Marchetti, con il suo bando, riusciva a includere anche coloro che rischiavano di rimanere ai margini della società.

Per questo motivo in ogni paese c’era un banditore: a Capena, ad esempio, in molti ricordano Peppe Bannista, al secolo Giuseppe Betti. Buttava il bando in piazza e i suoi annunci riguardavano le più svariate tematiche: dagli oggetti smarriti alla vendita di maialini a “bon prezzo”, fino alle comunicazioni istituzionali che difficilmente sarebbero giunte alle persone meno istruite.

Quello del banditore è un mestiere antico perduto nel tempo. Marchetti buttò il bando fino alla fine degli anni ’60 o poco dopo, secondo le testimonianze da noi raccolte.

Il commercio iniziava a cambiare: giungeva in paese il gelataio col furgoncino e con il megafono, il “bibitaro” girava per le vie del borgo così come faceva il venditore di polli. Saliva inoltre il tasso di istruzione tra la popolazione, per cui l’attività del banditore non era più considerata necessaria.

Attilio detto “il Cocco” fu l’ultimo banditore di Castelnuovo e ancora oggi è nel cuore dei suoi concittadini, che ricordano la sua voce possente risuonare fino alla Castelluzza.

Era una persona gentile che amava lo sport, ci dicono, e che girava per le vie del borgo con la dignità di un uomo perbene che rendeva un servizio utile a tutto il paese.

Attilio Marchetti e sua moglie, Eva.

 

Foto per gentile concessione della nipote di Attilio Marchetti, Cinzia Moretti.

 

 

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