Emergenza siccità Foto di Matteo Nardone

Nei giorni in cui preparavamo questo approfondimento, la regione Lazio ha goduto di brevi ma persistenti momenti di piovosità. Difficile indagare lo stato di siccità reale del Tevere affidandoci unicamente ad una passeggiata lungo le sponde del biondo principe di Roma.

Parlarne invece con Roberto Scacchi, il nuovo presidente di Legambiente Lazio, ci ha permesso di avere un quadro complessivo molto esaustivo e interessante. Quello che dobbiamo avere tutti molto chiaro è che lo stato di “emergenza siccità” non è più indagine di macro sistemi ma dipende dal comportamento civico che ciascuno di noi può e deve attuare nella vita di tutti i giorni. Non abbiamo più tempo di stare solo a guardare.

Quale sia lo stato delle cose riguardo al Tevere Roberto Scacchi ce lo spiega chiaramente con le seguenti parole: “Ci sono stili di vita da cambiare e ci sono le risorse da non sprecare”.

Roberto Scacchi, il nuovo presidente di Legambiente Lazio

In questi giorni il Tevere non è bassissimo ma, rispetto alla situazione dei fiumi del nord, ha una condizione molto diversa perché il famoso carattere torrentizio del fiume è proprio quello che lo contraddistingue, o meglio, si alza e si abbassa in maniera molto repentina. Questo vuole dire che il fatto che in questi giorni il Tevere sia abbastanza alto non significa che stia bene. Perché si può arrivare a un abbassamento molto repentino così come si può arrivare a un innalzamento altrettanto veloce. La situazione è quella di un’annata che è molto critica soprattutto in abbinamento con la prossima stagione estiva considerando che è mancata la stagione invernale.

Il 2022 è stato l’anno più caldo d’Italia dell’ultimo secolo e con le più grandi siccità. Lo scorso anno nella nostra regione abbiamo toccato anche i 195 giorni senza pioggia per intere porzioni territoriali. Quasi 200 giorni senza una goccia d’acqua e la siccità dello scorso anno non può che peggiorare perché l’inverno tendenzialmente ha portato una bassa nevosità sulle montagne del Lazio e nelle zone dove sono ci cono i rivoli e gli affluenti del Tevere. Si è cominciato a sciare non prima del 16/18 gennaio 2023 e si è finito di sciare nel Lazio già da una quindicina di giorni. Parliamo di una copertura nevosa che è durata poco più di un mese e di stato di necessità riguardo le falde che già erano in sofferenza dal fatto che lo scorso anno c’era già stata questa enorme siccità. Va da se che questo anno non può non essere peggio dello scorso anno e ce ne sarà la dimostrazione quando si ricomincerà a vedere il fondale del Tevere.

È chiaro che non possiamo sapere noi oggi quale sarà la situazione perché magari arriverà una lunga perturbazione, lo speriamo, però purtroppo non è così semplice che ci sia. Bisogna osservare le stagioni e come si stanno trasformando. È necessario riconsiderare una nuova normalità in mancanza di pioggia: questo è lo stato della condizione del fiume Tevere oggi e anche di tutti gli affluenti (parlo dell’Aniene, del Naia, del Chiascio) che sono tutti quegli affluenti che garantirebbero al fiume una vitalità idrica. Dobbiamo inoltre andare a ragionare del reticolo fluviale secondario perché circa la metà dell’acqua di tutta la capitale passa attraverso questi fiumi: canali e rivoli che spesso non vediamo perché intubati ma che stanno in sotto pressione e con una bassa di quantità di acqua che gli scorre dentro e, ripetiamolo ancora, con una bassa quantità di neve sulle montagne. Con questi dati alla mano possiamo asserire che la siccità quest’anno sarà simile a quella degli anni scorsi.

Ci siamo chiesti insieme a Roberto se stessimo andando verso una dimensione quasi irreale come quella descritta da Virzì nel suo film Siccità. La risposta del presidente di Legambiente Lazio è esemplare: parliamo di mutamenti climatici, quella cosa che da anni viene solo descritta. Sono i mutamenti climatici che si stanno mostrano. Negare i mutamenti climatici oggi vuole dire negare che il cambio di clima che è in corso. Noi possiamo mettere insieme le azioni per l’abbattimento delle emissioni di anidrite carbonica e di aumento verso l’attenzione al tema acqua ma l’una e l’altra cosa devono essere prese in considerazione contemporaneamente altrimenti non si va da nessuna parte. I mutamenti climatici sono questi e la siccità è una condizione nuova, concreta, che non ci permette più di disperdere acqua nelle tubature ad esempio. Pensiamo che nelle tubature della provincia di Frosinone si disperde il 60 per cento dell’acqua prelevata dalle sorgenti. Nelle tubature di Roma se ne disperde ancora oggi il 33/ 35 per cento di quella che viene prelevata dalle sorgenti. Non ce lo possiamo più permettere perché le sorgenti le mettiamo sotto pressione e non abbiamo alcun metodo per fermare questa enorme follia. Poi c’entra anche la situazione degli stili di vita: il comparto agricolo che deve essere riorganizzato completamente perché il 60 per cento dell’acqua che viene utilizzata non viene utilizzata da uso civile ma dal comparto agricolo.

Più che le rovine di chissà quale epoca il Tevere rischia di far emergere situazioni imbarazzanti anche in tema di sporcizia. Stiamo facendo abbastanza per tutelare il nostro fiume? Anche in questo caso la risposta arriva senza mezzi termini: “No. Semplicemente no”. 

Tutelare il Tevere vuol dire anche vedere realmente quello che sta succedendo ma è chiaro come il sole che ci sono enormi problemi, e non solo durante l’estate, per quanto riguarda la quantità e la qualità dell’acqua se si abbassano i litri di acqua della quantità del fiume e la sporcizia rimane la stessa che entra sia in termini fisici (plastiche) sia chimici (saponi, diserbanti, ecc ecc).

Quando c’è stata l’altra grande siccità del 2017 (l’anno del lago di Bracciano e dell’utilizzo irresponsabile del suo bacino) venne anche messo mano allo sperpero della risorsa idrica del sottosuolo. In qualche modo qualcosa si mosse. La dispersione idrica del comune di Roma era arrivata al 46 per cento. Quando parliamo di provincia di Roma parliamo di enormi quantità di litri di acqua. Basti pensare alla portata dell’acquedotto di Peschiera che porta il 60 per cento di acqua alla capitale e quindi, quando parliamo di una dispersione del 45 per cento, parliamo di uno spreco incredibile.

Furono messe in piedi delle azioni ancora poco incisive che però permisero un abbattimento dello spreco sotto il 40 per cento, intorno al 38 per cento, a dimostrazione che quando vengono fatti investimenti in tal senso essi stessi ridanno alla collettività una risposta e creano l’idea che qualcosa possa succedere. Ma oggi? Si sta facendo ancora veramente molto poco in termini di riqualificazione ad esempio le aree fluviali anche se abbiamo due elementi di eccellenza dei quali possiamo vantarci: i contratti di fiume come percorsi di partecipazione popolare e le barriere acchiappa plastica per le quali la nostra regione è assolutamente all’avanguardia.

Ora manca tutto il resto: manca una presa di coscienza da parte dei gestori del servizio idrico, manca una politica di rispetto dell’acqua per quanto riguarda tutto il contesto territoriale, una governance innovativa per la situazione fluviale.

Il Tevere ha sete a causa di una incessante “siccità di azioni” e solo una pioggia di buoni propositi.

Sponsor