Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine

In queste ore non posso che sentire il privilegio che mi è concesso poter dare tutto me stesso, fino all’ultima energia vitale alla causa suprema della Patria“. Le parole, scritte con un piccolo chiodo oppure con le unghie, sono di Arrigo Paladini, partigiano, arrestato all’età di 22 anni dalla Gestapo. Siamo in una delle celle di segregazione del Museo della Liberazione di Roma, in Via Torquato Tasso, con i muri tappezzati di scritte, di calendari, di preghiere. C’è una citazione di Dante Alighieri, c’è una bandiera inglese, ci sono poesie e canti. “Italia Italia / per te combattiamo / anche morendo / ancor ti invochiamo / che cosa importa / se noi ci immoliamo / perché tu torni / ancora a trionfar“.

Un viaggio nella memoria, nel ricordo della Resistenza romana, nelle vite e nelle imprese di tanti uomini e donne che misero in gioco la loro vita per la libertà di tutti. Il palazzo dove sorge il Museo, durante i mesi dell’occupazione nazifascista (dal 10 settembre del 1943 fino alla liberazione del 4 giugno 1944) divenne la sede del Comando del Servizio di Sicurezza delle SS, guidate dal Colonnello Herbert Kappler. Fuori le finestre murate, bocche di lupo ovunque,

Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma – Foto Il Nuovo Magazine

la strada bloccata dal filo spinato, il divieto assoluto per gli abitanti di aprire le finestre che danno sulla via. Dentro, invece, le celle, che oggi espongono documenti, memorie, foto, e che in quegli anni erano teatro di tortura, di morte, di violenza. Ci sono i filmati dell’Istituto Luce, i manifesti con gli ordini, le limitazioni alimentari, gli inviti alla delazione. Ci sono i giornali clandestini, gli approfondimenti su Via Rasella e le Fosse Ardeatine, sui fucilati del Forte Bravetta, sugli uomini dell’Eccidio di La Storta.

Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma – Foto Il Nuovo Magazine

Il Museo, nato negli anni 50 in seguito alla donazione dell’immobile da parte della principessa Josepha Ruspoli in Savorgnan di Brazzà, cadde in rovina in seguito alla morte di Giulio Stendardo, ex partigiano di Modena per la Democrazia Cristiana e primo curatore dell’esposizione. Bisognerà aspettare gli anni Ottanta e l’impegno del senatore Paolo Emilio Taviani, insieme al Professor Arrigo Paladini, il detenuto che abbiamo citato in apertura scampato miracolosamente alla morte dopo un guasto del camion tedesco su cui viaggiava, per rivedere il Museo di nuovo in forze. Oggi a Via Tasso si recano circa 15 mila persone all’anno, per una visita gratuita, con contributo volontario. Aperto tutti i giorni, dalle 9.00 alle 19.00, è a due passi dalla fermata della Metro A Manzoni. Se per domani non avete impegni, il Museo della Liberazione è lì che vi aspetta. Domani, come sempre.

Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma – Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma - Foto Il Nuovo Magazine
Museo della Liberazione, a Roma – Foto Il Nuovo Magazine
Sponsor