In una calda giornata d’Ottobre, nel verde di un giardino morlupese, Augusto ha afferrato tra le sue mani il pennello da pittura della mamma e ha iniziato a dipingere: inizia da qui il suo viaggio attraverso la bellezza (e la cura) dell’arte.

Nella tavolozza vi erano i colori più disparati: rosso, verde, azzurro, giallo, nero, arancione, viola e bianco; Augusto ha scelto di separare grosso modo i colori freddi da quelli caldi e, con qualche pennellata di bianco e nero qua e là, ha creato due dipinti meravigliosi. La meraviglia, però, non risiede solamente nel risultato, in ciò che Augusto ha creato, ma anche nel processo, in ciò che lui ha cercato di raccontare attraverso la pittura: Augusto ha scoperto che l’arte è uno strumento potente, un mezzo attraverso il quale riesce a esprimere se stesso.

Giorno dopo giorno, la sua passione per l’arte è cresciuta sempre di più e Luigina, la sua mamma, oggi ha la casa colma di tele, pennelli, colori, con i quali disegna e dipinge insieme ad Augusto: una passione ereditata di madre in figlio. Oggi, Augusto è arrivato a partecipare a un concorso di pittura, il cui tema è il cavallo e l’equitazione. Il suo lavoro è ancora in fieri, ma sembra che l’artista abbia già le idee molto chiare e continua a dipingere nel suo amato giardino, circondato da piante e fiori che anch’essi sembrano essere stati colorati da quei pennelli permeati di storia ed emozioni.

Augusto è un ragazzo autistico. Purtroppo non può esprimersi verbalmente. Quando aveva quattro anni le sue parole sono volate via, nel vento. Non sono più tornate. Oggi ha venticinque anni e al posto delle parole ha i colori, ha l’arte, colei che spesse volte diventa una panacea, sia per chi la fa, sia per chi la vede. Perché l’arte- che sia la pittura, la scrittura, la musica- è qualcosa che riesce a far saltare fuori quel grido che ognuno ha dentro di sé e che senza di lei, spesso, non si riuscirebbe a far uscire. Figuriamoci, dunque, quanto l’arte possa essere curativa per chi ha una disabilità.

Augusto ne è testimonianza, con il pennello in mano riesce a trovare la pace e la serenità- ma spesso anche la comunicazione- di cui ha bisogno. Il cavallo che sta disegnando per il concorso è un cavallo alato, può volare- chissà se Augusto vuole fargli recuperare quelle parole sparite nel vento anni fa-, sotto di lui due volti stilizzati, forse il suo e quello della sua educatrice con cui fa ippoterapia, collegati da tanti cerchi blu che escono dalla bocca del cavallo, intermediario tra i due. Che potenza.

Eppure, a volte, è difficile, a volte neanche attraverso la pittura Augusto riesce a esprimersi o a calmarsi, perché spesso la disabilità, purtroppo, divora la vita. Ma c’è qualcos’altro, forse, attraverso cui comunicare- e vivere- senza ricorrere alle parole: l’amore. La vita di Augusto è circondata dall’amore della sua famiglia, e quando tutto sembra essere doloroso e ingiusto, ecco che gli abbracci e i baci diventano la cura a una malattia grave e infame; a volte bastano loro per far tornare sul volto di Augusto, ragazzo dolce e affettuoso, il sorriso di cui lui e la sua famiglia hanno bisogno, un movimento delle labbra, come a dire: “grazie, ora mi sento meglio”.

In fondo, per trovare la bellezza non bisogna andare lontano, basta un vecchio pennello, un abbraccio materno, una storia vera, dal cui dolore è nato tanto amore.

In bocca al lupo Augusto, per il tuo concorso!

 

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