Mentre Covid continua a gettare ogni giorno sulla sabbia del nostro andare ondate di angoscia con lo spessore di numeri sempre più alti,  gli occhi cercano un altrove di normalità e scoprono  uomini in mezzo a un fiume con stivali e grandi retini da pescatori. Sono nel Farfa il  fiume che ha dato il nome alla secolare abbazia in sabina, stanno li a misurare  il suo stato di salute.

Avviati controlli per verificare se il fiume ha l’acqua necessaria a vivere 

Oggi (13 ottobre)  è iniziato il ciclo di monitoraggi pluriennali richiesti dalla Regione Lazio ad ACEA a seguito del rinnovo della concessione per la captazione delle Capore – racconta Pigi Capone direttore della Riserva Nazzano Tevere Farfa – Serviranno per valutare gli effetti della captazione e per avere le basi per definire finalmente il deflusso ecologico. I tecnici nella foto sono il prof.Tancioni e il nostro Christian Angelici”.

Tecnici verificano regolarità captazione Acea sorgenti Le Capore

Deflusso ecologico è definizione ostica che mette un pò soggezione ma è di facile declinazione, vuol dire semplicemente che quei due signori stanno li con i piedi a mollo a per accertare se la portata idrica del fiume è  quella utile a mantenerlo in salute. Misurano cioè che la quantità di acqua captata dall’Acea dalle  sorgenti delle Capore che sgorgano lungo l’affluente del Tevere  e che nella forra sotto Salisano vanno ad aumentare la portata del Peschiera, sia quella strettamente necessaria e concordata. Nulla più, non un litro di pù.  Misurano il rispetto dei patti alla base della concessione e necessario a tutelare l’equilibrio di una risorsa fondamentale.

A tutela del Peschiera 

Il Peschiera è acquedotto strategico, disseta il 70% dei romani oltre a buona parte dei comuni della bassa Sabina, Tiberina, Flaminia. E’ quello che porta acqua nei rubinetti dei nostri comuni. E’ uno dei più grandi in Europa.  Ha una portata enorme ma fa parte di un sistema che va trattato con cura e rispetto. Quei due signori dunque sono le sentinelle del Farfa, chini li a misurare che quel sistema così interdipendente  di fiume e sorgenti sia preservato con premura e onestà nella sua integrità qualitativa e quantitativa. Ci salvano dal virus della predazione di acqua  che è pericoloso e portatore di angosce quanto il Covid. Circa 120 anni fa la portata del fiume sabino era ben più elevata,  almeno cinque volte quella di oggi, e molte terre intorno ad esso  erano sommerse. Ora è un grande e bellissimo fiume  però dall’equilibrio fragile, dobbiamo lasciarlo in pace e dargli  l’acqua per vivere. Ne ha bisogno come noi.

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