“Il Cammino delle Acque”, progetto della giovane artista Annalinda Maso, arriva alla Rocca Albornoz di Narni fino a maggio. La prima esposizione di foto e video era stata nell’ambito di Castelnuovo Fotografia 2024. È proprio un luogo di Castelnuovo a esserne il punto di arrivo: il lavatoio della Femminella. Si tratta di un vecchio lavatoio ai piedi del borgo, ormai in stato di abbandono, a cui si arriva dopo un percorso a piedi. “Il Cammino delle Acque” è la narrazione del corso dell’acqua e delle donne che si recavano a lavare i panni. L’idea di portare a Narni la mostra è sorta leggendo sui giornali locali dello stato di abbandono di un vecchio lavatoio.

La Femminella di Castelnuovo: viva nella memoria ma in stato di abbandono

Il punto di partenza per la raffigurazione delle lavandaie e di come era il lavatoio è stato il racconto delle testimoni. Il lavatoio allora era anche un luogo di aggregazione, dove i racconti popolari altro non erano che un vissuto che scorreva assieme all’acqua.
Le testimoni narrano di un getto forte che arrivava dai cunicoli nelle quattro vasche: le più ambite erano quelle vicine alla parete del costone, perché l’acqua era più pulita e gelida.

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Da “Il Cammino delle Acque” di Annalinda Maso.

C’era chi preferiva recarsi di sera, quando la portata era maggiore e più pulita. Si narra che una ragazza venne violentata e uccisa da alcune guardie. Non si sa se sia veramente accaduto o, dicono le testimonianze, fosse un monito per evitare che le donne andassero da sole e si attardassero fino a sera. Dai racconti emerge vivo il ricordo del profumo delle lenzuola lavate con il sapone fatto in casa.

Nelle parole di Annalinda Maso: «Il cuore del progetto è nell’azione “Camminare come attività artistica”, in cui traccio, con il mio cammino, il lungo percorso che porta al lavatoio sotto il peso dei panni, immedesimandomi fisicamente per la fatica e per l’inagibilità del sentiero, nonché psicologicamente per le emozioni che il luogo evoca».

Da “Il Cammino delle Acque” di Annalinda Maso.

La mostra riesce a riportare alla luce i ricordi della comunità dei nati prima degli anni Quaranta, oltre a gettare luce sulle condizioni di abbandono della Femminella.

« Un cesto di panni sulla testa, un cammino lento attraverso le strade che conducono a un lavatoio abbandonato, luogo di passaggio tra ciò che era e ciò che rischia di perdersi. »
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