La millenaria Abbazia di S. Andrea in Flumine torna ad un essere un bene pubblico. La Chiesa appartiene alla parrocchia, mentre i locali interrati del monastero, concessi al comune in base ad una convenzione mai rispettata, sono tornati nella disponibilità dell’Amministrazione comunale che l’11 maggio ha ricevuto le chiavi e ne è entrata in  possesso. Il sindaco Sergio Pimpinelli  planimetria alla mano e coadiuvato dai tecnici ha effettuato un sopralluogo negli ambienti sottostanti l’ex monastero, poi c’è stata la consegna delle chiavi. I locali sono in buono stato di conservazione, non sono stati fatti scempi a parte la costruzione di alcuni bagni che dovranno essere sanati. Si chiude così una storia surreale di mala gestione ed uso privato di beni della comunità.

Storia surreale di totale arbitrio

Il complesso che risale all’anno mille è stato risanato con i fondi del Giubileo 2000. Fu salvato da una fatiscenza tale da metterne in pericolo la stessa sopravvivenza e restituito alla sua naturale bellezza, al patrimonio dei beni religiosi, storici e architettonici del Lazio. Da allora e per oltre vent’anni è stato, di fatto, precluso alla fruibilità perché trasformato in location di grandi eventi e matrimoni di lusso. A pagamento e gestito da una società privata. L’affitto di tutto il complesso è stato riscosso dai proprietari che però sono tali solo dello stabile adibito un tempo a ospitare i monaci e del piccolo edificio utilizzato per anni come abitazione. Paradosso nel paradosso, la proprietà nei mesi scorsi ha fatto causa all’Amministrazione comunale per riavere indietro i locali concessi perché non utilizzati per realizzare il museo come previsto: operazione impossibile però in quanto, subito dopo la stipula della concessione, gli ambienti furono dati in uso alla società che ha gestito tutta l’Abbazia fino a ieri. Tutti i magazzini per mille euro l’anno di contributo alla banda musicale del paese. Uno dei proprietari all’epoca era assessore comunale. Una storia di totale arbitrio possibile solo in un comune della provincia amministrato per anni e anni come cosa propria e al di fuori del più basico ed elementare rispetto delle leggi.

Si volta pagina, ora Ponzano avrà il suo museo

Ora si volta pagina e Ponzano avrà così un museo. In quegli ex magazzini recuperati verrà allestito, come previsto da sempre, lo spazio per ospitare  i reperti oggi conservati, per lo più, in grandi casse dimenticate nei magazzini del Museo di Valle Giulia e Lucus Feroniae. Già sono state avviate le complesse procedure per chiedere la restituzione del materiale antico rinvenuto nel territorio e negli scavi di Ramiano. Si riporta a casa la propria storia,  oggi dispersa e ingrigita da incuria e dimenticanza. Servirà tempo, saggezza, pazienza, cura e passione, ricerca. 

La chiesa dell’Abbazia è della Parrocchia di Ponzano

Ma c’è di più: da verifiche effettuate presso demanio e vescovato, la chiesa dell’abbazia risulta essere di proprietà pubblica, in particolare è patrimonio della parrocchia locale S. Nicola di Bari. Dunque della comunità. L’Abbazia di S. Andrea in Flumine, il cui primo proprietario fu il re franco Pipino il Breve, tornerà ad essere luogo del  sacro della  memoria.

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