Rischia di essere un virus moltiplicatore di insoddisfazione il finanziamento regionale istituito per dare immediata liquidità a micro, piccole e medie imprese e partite Iva del Lazio, in crisi a causa delle misure adottate per battere Covid-19. La delibera dovrebbe ottenere oggi il via libero definitivo dalla Commissione consiliare competente ma già sono note le modalità – praticamente una corsa ad ostacoli – per accedere al finanziamento e i costi. L’importo è di 10.000 euro con durata: da 1 a 5 anni il preammortamento di 12 mesi (solo per finanziamenti con durata di almeno 24 mesi), tasso di interesse zero, rimborso rata: mensile costante posticipata. Nessuna spesa da rendicontare ma con balzello occulto del 5% e un burocrazia da sfiancare la residua pazienza di quelli che dovrebbero beneficiarne.

L’email che svela il balzello

Quella che segue è una email spedita ad una cittadina di un paese in provincia di Roma gestore di una piccola impresa insieme ai figli, dal consulente  finanziario della sede Cna di Tivoli. Intanto, l’email precisa che non possono accedere al fondo “le imprese ed i professionisti che hanno già ottenuto uno o più finanziamenti a valere sul Fondo Rotativo Piccolo Credito; non è in regola  con il versamento dei contributi previdenziali (inps, Inail, Cassa Edile) fino al 31 dicembre 2019; nell’ultimo anno ha subito la revoca per inadempimento di finanziamenti e/o affidamenti, non è in regola con il rimborso dei finanziamenti, sono oggetto di protesti e/o di iscrizioni e/o trascrizioni pregiudizievoli, con esclusione di quelle volontariamente concesse.

Un plico di documenti

Documentazione: Visura Camerale (caso di domanda presentata da liberi professionisti; dichiarazione di inizio attività ai fini IVA resa all’ Agenzia delle Entrate Modello AA9/10); Documento e CF soci. Per le imprese in contabilità ordinaria, gli ultimi due bilanci depositati con ricevuta di deposito; per le imprese in contabilità semplificata, le ultime due dichiarazioni dei redditi – con ricevuta di invio – corredate delle situazioni contabili sulla cui base sono state redatte le dichiarazioni medesime”.  Ma non è finita, servono anche “situazione contabile al 31 dicembre 2019, numero iscrizione INPS;  numero iscrizione INAIL, eventuale Cassa edile, Iban su cui accreditare il finanziamento (qualsiasi conto dell’impresa)”.

I costi, il 5% dell’importo

E veniamo ai costi: “E’ richiesta una marca da bollo da 16 euro, avere Pec e firma digitale, costo pratica 300 euro + Iva da pagare successivamente all’erogazione del finanziamento. Tessera CNA: 100 euro. Quote Coopfidi (se non socio): 51,60”. Totale oltre 500 euro,  che sono il 5% del finanziamento. Cosi non va. Un percorso così con balzello incluso è fatto per esasperare più che per aiutare. Correre ai ripari è d’obbligo.

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