Rita Dalla Chiesa è un volto noto della televisione italiana, conduttrice e giornalista. È recentemente uscito il suo libro “Mi salvo da sola”, una riflessione sui momenti più salienti della sua vita. Una vita intensa piena di soddisfazioni e di dolori affrontati con la forza e la determinazione che la contraddistinguono.

Il suo libro “ mi salvo da sola” è l’inno di una combattente?

No, di una donna che si è trovata a fare i conti con tutto quello che nella vita ha incontrato dietro l’angolo, il famoso “cosa c’è dietro l’angolo” di Maurizio Costanzo. Di angoli nella vita se ne trovano tanti e “Mi salvo da sola” vuol dire proprio questo, prendere delle decisioni nella vita; si può cambiare strada, aggirare l’ostacolo o fare a pugni con quel che ci troviamo davanti. Non sempre è stato facile scegliere, però credo che si debba continuare a camminare sempre, mai fermarsi, mai compiangersi o farsi compiangere e soprattutto mai dire “io questa volta non ce l’ho fatta”, quando si arriva a dire questa frase è perché invece ce l’abbiamo fatta.

Il libro è un’auto biografia, un tirare le somme oppure un atto liberatorio?

È un atto liberatorio. Io ho avuto tanti momenti in cui mi sono confrontata con il pubblico ma non ho mai potuto raccontarmi come avrei voluto. Il libro è liberatorio perché mi ha fatto scendere in profondità, scrivendo ho capito molte cose della mia vita, ho fatto una sorta di autoanalisi. Ho sempre dovuto fare tutto da sola anche nei momenti in cui pensavo di non farcela e non mi sono mai fatta atterrare da nessuno.

Lei è cresciuta in una famiglia dove si è sempre respirato il senso dello Stato, questo sentimento nella gente è ancora presente?

Io credo di sì, che sia molto forte e prepotente. La gente ha questo profondo senso di appartenenza al territorio che è quello che fa grande l’Italia. Anche se forse oggi si avverte di meno, ma questo sentimento ci ha dato la spinta in passato per essere una delle più grandi potenze del mondo.

Suo padre il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato una parte importante della storia della Repubblica Italiana, per lei invece che padre è stato? E quali insegnamenti le ha lasciato?

Mio padre ci ha lasciato l’amore. Siamo una famiglia forte e unita. Raramente ho visto dei fratelli che si amano in modo così incondizionato pur avendo idee diverse, vite diverse. Questo deriva dall’amore che ci hanno insegnato mia madre e mio padre. Quello che mi ha lasciato mio padre in assoluto è il senso della giustizia, non avere pregiudizi nei confronti di nessuno e credere solo in quelle che sono le mie idee.

Le donne che vivono al fianco di uomini di Stato così importanti hanno un ruolo altrettanto importante e delicato, che ruolo ha avuto sua mamma?

Loro sono stati insieme da ragazzi e sono cresciuti insieme amandosi moltissimo. Mia madre è venuta a mancare giovanissima, ha vissuto spalleggiando mio padre, era la sua ombra anche psicologica. Mia madre più che dietro era accanto, mio padre era un precursore forse di certe idee, ha avuto sempre grande rispetto per le donne. Mia madre ha camminato insieme a lui.

Si parla sempre meno di mafia, i giovani lo sentono come un problema marginale e lontano?

I ragazzi oggi sanno cos’è la mafia soprattutto perché in occasione degli anniversari dei grandi delitti ad opera di mafia conosco i nomi e le storie di mio padre, di Falcone e Borsellino, Chinnici. Ci sono i ragazzi che hanno una coscienza civile più forte e approfondiscono l’argomento attraverso la famiglia o la scuola, sono ragazzi fortunati questi perché molti altri ragazzi sono abbandonati ai tablet e alle serie televisive. Chiederei una maggiore attenzione su quello che va in onda in tv, si rischia di creare dei falsi miti positivi quando invece si tratta del male assoluto. Alcune serie televisive hanno in qualche modo distorto l’attenzione da quella che è in realtà la mafia e dal dolore che porta.

La revoca della scorta al Capitano Ultimo ha fatto molto discutere. Chi combatte per lo Stato viene lasciato molto spesso solo?

Si combatte per lo Stato, in realtà si combatte per il popolo. Forse ci sono delle parti politiche che non vogliono che vengano intaccati alcuni interessi, per cui scatta la solitudine per alcune persone. Capitan Ultimo è un uomo che ha dato tantissimo e sicuramente è stato lasciato da solo nel momento in cui gli è stata tolta la scorta. È stato come consegnarlo a chi gliel’ha giurata. Alla fine questa scorta gli è stata restituita dal TAR, non l’avrebbero proprio dovuta togliere. Ci sono persone che hanno la scorta e mi chiedo chi siano per averla, sembra essere diventato uno status, i criteri per l’assegnazione della scorta andrebbero rivisti totalmente.

Il suo legame con l’Arma è da sempre inossidabile, la cronaca recente ci ha scosso con la perdita di Ciercello il carabiniere ucciso a Roma, cosa pensa di questa vicenda?

L’Arma dei Carabinieri è la mia famiglia. Fino all’ultima goccia di sangue che ho sono una donna che appartiene all’Arma dei Carabinieri. Sono nata in una caserma, i ho due nonni Generali nei Carabinieri, la mia famiglia è impregnata nell’Arma. Non ho ancora chiaro cosa sia accaduto e aspetto come tutti di capire cosa sia successo quella notte.
Al di là dell’aspetto investigativo io mi chiedo come stia una donna che ha sposato un uomo e 40 giorni dopo non ce l’ha più avuto.

È inevitabile che io le chieda di un altro grande dolore, un’altra perdita che ha colpito lei e il cuore di molti italiani Fabrizio Frizzi …

Non parlo di ricordi ma di presenze. Fabrizio è sempre presente nel cuore di tutti. Ho girato l’Italia per presentare il libro e me ne sono resa conto. È amatissimo e continua con la sua generosità e con il suo esempio a dare molto alle persone che l’hanno conosciuto. Lui tutto quello che ha fatto si può definire come un atto di attenzione nei confronti degli altri, sentiva di farlo anche perché voleva restituire tutto il bene e l’affetto che aveva.

Come si rapporta con i nuovi strumenti di comunicazione cioè i social e come si difende dagli haters?

Mi piace stare sui social e ci passo molto tempo, è un modo di comunicare soprattutto per chi fa questo lavoro. Io ci metto la faccia, non ho paura di esprimere le mie idee e litigo anche sui social. Vorrei che diventassero come una casa dove entrano solo le persone che si comportano in modo educato. L’odio, la violenza, l’inciviltà, la volgarità che leggo sui social è aumentata a dismisura soprattutto negli ultimi tempi i social sono diventati una cloaca maxima, non erano nati in questo modo. Combatto gli haters, ne ho bloccati tantissimi. Dovrebbero mettere delle regole, qualcuno che controlli. C’è una malavita culturale e intellettuale sui social.

Nella vita quanto l’ha aiutata la fede?

Non so quanto mi abbia aiutato la fede. Io non ho un rapporto continuativo e forte con la fede. Non tutte le persone di fede sono miti oppure hanno rispetto per gli altri. È un discorso discontinuo per quanto mi riguarda, ci sono dei momenti che mi sento molto laica quasi atea perché non riesco a capire come possano avvenire determinate cose se c’è “qualcuno”, non credo quando mi dicono che esiste un “ progetto divino” se succedono avvenimenti particolari, io credo nella vita. Credo nei valori che mi sono stati trasmessi da alcune persone, ad esempio amo molto San Francesco, un Santo di riferimento per che si è spogliato di tutto, il suo amore per gli animali e per la natura sono per me un esempio, ma lo vedo come uomo. Non sono una che va a Messa tutte le domeniche ma nella vita sono fedele ai nostri 10 comandamenti.

Lei abita a Roma nord come trova lo stato di salute della Capitale?

Parecchio in sofferenza non bastano le flebo. Andrebbe curata in modo più incisivo Roma. Mi dispiace molto quando vedo la città ridotta ad un immenso secchio della spazzatura. Io credo che i romani dovrebbero amarla un po’ di più questa città, io sono molto legata alla zona di Monte Verde l’unico posto dove ancora incontri l’artigiano, dove ancora c’è cultura, insomma la vecchia Roma.
Roma è una città molto difficile da vivere per quanto è grande e quindi la vivi a quartieri, ma non ci sono collegamenti, non c’è una metropolitana che funzioni e poi la potatura degli alberi, io ho sempre paura quando esco ne vedo tanti con i rami spezzati o piegati. Nei giorni scorsi stavo ascoltando una canzone di Antonello Venditti che parla dell’estate romana, agosto per le strade romane, ecco è una fotografia bellissima di come era, io la ricordo piena di vita e di iniziative culturali, adesso non c’è più niente è buia e triste.

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