E’ difficile da credere, ma il più grande disastro ferroviario italiano si è verificato sulla “tranquilla” ferrovia Roma Nord. I morti furono 120, i feriti il doppio. Una strage. Avvenne la sera del 15 novembre 1943. Pioveva a dirotto. Era il tempo del caos. L’8 settembre di quell’anno, solo due mesi prima, il regime fascista si era liquefatto, Mussolini arrestato, Roma occupata, il Re fuggito a Brindisi. Nelle famiglie regnavano sovrane  disperazione e fame. Mancava tutto. I due convogli erano zeppi di uomini e donne andati in provincia a fare acquisti di prima necessità. Nelle campagne si potevano trovare le derrate sufficienti a tirare avanti sé stessi e la famiglia. E quelle da rivendere al mercato nero. Della strage parlò il giorno dopo solo il Messaggero, poi più nulla per decenni. Negli ultimi anni grazie al lavoro dei giornali locali la storia è tornata all’attenzione dell’opinione pubblica. 

Il più grande disastro ferroviario italiano

Domani in occasione del 79° anniversario, il Comune di Rignano Flaminio e quello di Sant’Oreste, in collaborazione con l’Associazione Bunker Soratte, ricorderanno quel tragico incidente ed onoreranno la memoria delle vittime.

I fatti

Quella sera di novembre del ‘43 il treno partito da Viterbo alle 18, era fermo presso la stazione di S. Oreste. Un convoglio “robusto” formato da cinque carrozze stracolme e due motrici. Chi guidava il treno commise un errore terribile e riprese il viaggio verso Piazzale Flaminio. Dalla parte opposta accadde la stessa cosa e questo segnò il destino di 120 viaggiatori. Forse la pioggia battente favorì la connessione di tante coincidenze, forse la voglia di tornare a casa giocò un ruolo nel favorire la strage, sta di fatto che il treno composto da una motrice e quattro carrozze fermo alla stazione di Rignano Flaminio, partito da Roma destinazione Viterbo, invece di attendere la coincidenza, ripartì. All’altezza del cimitero di Rignano Flaminio, precisamente al passaggio a livello, lo schianto terribile. I due treni si scontrarono frontalmente. Le motrici deragliarono sulla Flaminia,  i vagoni si accartocciarono  uno sull’altro. Morti, urla dei feriti. Il  sangue colava portato via dalla pioggia. A portare i primi aiuti una colonna di soldati tedeschi diretti a Cassino. Poi arrivarono gli abitanti di Rignano e le ambulanze. I feriti furono condotti a Roma e all’ospedale di Civitacastellana.

Lo sciacallo, il detenuto

Non mancò lo sciacallo, un ragazzo che si dava un gran da fare a recuperare i feriti, fu trovato con i loro portafogli. La Questura di Viterbo mandò un funzionario per ritrovare un detenuto e gli agenti di guardia. Fu facile perché uno dei morti aveva le manette. Della tragedia resta una lapide marmo. 

La cerimonia del ricordo si terrà presso la chiesa di S. Teodora la stessa dove i soldati tedeschi sistemarono le vittime. Domani tutti i treni della Roma Nord quando passeranno da lì emetteranno tre fischi. 

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