Ma cosa sanno i millennians della Dolce Vita?
Siamo tra la fine degli anni ‘50 e gli anni ‘60.
Roma era la succursale di Hollywood, Cinecittà sfornava film come una fabbrica in piena attività, l’Italia si era lasciata alle spalle le macerie della seconda guerra mondiale e l’economia andava a gonfie vele, tanto da essere ricordato come il periodo del boom economico. Tutti gli elementi avevano un’armonia tra loro ed era prepotente la voglia di vita, di leggerezza e di divertimento. Si accendono i riflettori su una delle vie più belle e conosciute al mondo, via Veneto.
Un’epoca in cui le foto erano in bianco e nero, le emozioni e le espressioni davano il colore.
Oltre ai grandi registi, agli attori con le soubrette alla ribalta, anche poeti, giornalisti, scrittori, intellettuali e artisti di ogni genere hanno contributo a rendere unico e fiorente questo periodo storico. Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Vittorio Veltroni, si ritrovavano in bar, locali alla moda, Gallerie D’Arte. Un movimento culturale che ha attratto tanti stranieri, in particolare i divi del cinema, intenti a godere del buon vivere della città più bella del mondo,Roma!
Anni per chi li ha vissuti impossibili da dimenticare.
Il tutto condito da trasgressione, eccessi e stravaganze che hanno dato vita alla “Notizia Scandalistica”, documentata con gli scatti fotografici di professionisti del genere chiamati: Paparazzi.
Paparazzi è un termine di felliniana memoria che racchiude in se tutta la magia di quegli anni. Paparazzi è una parola famosa a livello internazionale come pizza e spaghetti. Tanto da divenire il titolo di una canzone, di una delle star più trasgressive dei nostri giorni, Lady Gaga.


L’occhio e l’obiettivo di quegli anni si possono riassumere in un nome:THE KING, ovvero Rino Barillari.


Quale scatto racconta meglio “la Dolce Vita”?
C’è uno scatto molto importante che è la rappresentazione della Dolce Vita, è la foto di Liz Taylor e Richard Burton mentre si stanno baciando, fatta da Marcello Geppetti. Secondo me è così che è iniziata la Dolce Vita a Roma. In quegli anni a Cinecittà si producevano circa 300 film all’anno.
“La guerra è guerra… “ è il suo grido di battaglia?
È una frase spiritosa e non aggressiva. È la mia risposta tipica insieme ad un sorriso. È il mio lavoro, la verità che nessuno può smentire, questo è il senso della frase.
La professione del paparazzo come la definirebbe?
Lo scatto è fatto di cuore e testa. Racconti un avvenimento attraverso un’immagine che tra dieci, quindici anni è storia. Senza l’immagine è un “falliment”.
Oggi i selfie hanno sostituito i Paparazzi?
La possibilità di raccontare si esprime in diversi modi. Le notizie sui social sono effimere, è una moda. Una volta si chiedeva l’autografo oggi si fanno la foto con i personaggi. È cambiato il mondo. Per i fotografi l’immagine rimane sempre la cosa più importante e la foto non è quella degli smartphone.


Nella sua vita professionale c’è tanta cronaca rosa, scandali e gossip ma anche tanta cronaca nera. Emozioni diverse anche per uno con la sua esperienza
Dagli anni ‘60 al ‘68 è cambiata tutta la società. Le manifestazioni dei giovani, la politica, all’università c’era fermento. Il cambiamento è stato forte, i grandi delitti, il terrorismo quindi anche la fotografia doveva adeguarsi diventare più aggressiva e rischiosa. Roma era cambiata, c’era da mettersi paura. Piano piano ti abitui anche alla paura, era diventata una cosa normale. Non si usciva più la sera, i locali erano vuoti, un’Italia in cui si diceva “spaghetti e P38”
La nuova generazione di paparazzi si trova ad affrontare altri problemi?
È cambiata la tecnologia, le macchine fotografiche con super obiettivi, i siti internet. Non li chiamerei più paparazzi. Oggi fanno le immagini “finto rubate” sono costruite. Io stavo a 3/4 metri dal personaggio con il flash e mi prendevo le botte. Tutta un’altra storia.
Quali sono i particolari e i dettagli che la colpiscono di più in una foto?
In uno scatto è importante la verità che nessuno può smentire, si deve rischiare anche se la foto è sfocata o mossa. Se c’è un fatto nella foto non ci possono essere i dettagli altrimenti è combinata. La cosa più importante è la firma per capire che è vera.
Quali sono stati i suoi maestri di vita e della professione?
Nel mio lavoro ho avuto dei grandi maestri e colleghi: Marcello Geppetti, Tazio Secchiaroli e Carlo Riccardi. Sono la storia della fotografia italiana. Mi hanno insegnato il rispetto, la professionalità e soprattutto l’onestà verso il personaggio. Il personaggio è come un parente lo vedi sempre, se litighi con un parente non lo vedi più e quindi non lavori più.
Scarlett Johansson ha recentemente dichiarato”Ho rischiato di morire come Lady Diana” a causa dei paparazzi che a suo dire si comporterebbero in modo sempre più pericoloso…
Il personaggio di solito è accompagnato dalle guardie del corpo. Se un personaggio ha tanti fotografi dietro vuol dire che è molto importante. Basterebbe fermarsi un attimo lasciarsi fotografare e tutto finisce. Più ci si sottrae e maggiore è il valore della foto. In Italia questo non succede perché il personaggio percepisce che quello è il suo momento magico e non allontana i fotografi altrimenti sarebbe un suo fallimento. L’arma più efficace per nascondersi è il silenzio.
La colpa non è sempre dei paparazzi, ma degli editori o dei direttori dei giornali che vogliono proprio quelle foto, la colpa è del mercato di quello che è richiesto. La polizia anche deve controllare, soprattutto oggi con i telefonini, un po’ di sicurezza in più sarebbe preferibile.


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