“Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima. E’ fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e quant’altro. È dolce, salata, salmastra, è luogo presso cui ci si ferma e su cui si viaggia, è piacere e paura, nemica e amica, è confine ed infinito, è cambiamento e immutabilità, ricordo e oblio.”

(Eraclito, Frammenti.)

Eraclito.

Nell’immaginario comune l’acqua è simbolo di vita, di rinascita, di purificazione. Eppure, l’acqua è uno degli elementi più eterogenei che possano esistere: è dolce e salata; confinata nelle bottiglie o libera nei fiumi, nei mari, nei laghi; si trova sotto forma di ghiaccio o di vapore; può far sentire liberi o incutere paura; può generare nascita ma anche morte.

Negli ultimi giorni l’acqua è al centro delle notizie di tutto il mondo: il problema della siccità è oggi reale e serio, e il suo razionamento sembrerebbe essere una soluzione per cercare di sanare questo problema che affligge gli esseri umani, gli animali , la natura. Perché è vero, seppur ormai ridondante, che l’acqua genera la vita, o come direbbe Eraclito, l’anima. Ma può, paradossalmente, generare anche la morte?

L’acqua è uno di quegli argomenti che può costituire un tema per qualunque disciplina, scientifica e non, sebbene molto ampio e difficile da circoscrivere. Infatti, la letteratura, ma anche l’arte, si sono servite e continuano a servirsi di quest’elemento così eterogeneo, fonte di ispirazione. Non di rado, gli scrittori, con in mano i propri strumenti, si recano nei pressi di un fiume, di un mare, di un lago e iniziano a creare. Eppure, non sempre rappresentano e descrivono l’acqua nella sua accezione positiva, quella dell’immaginario comune. Eraclito stesso aveva affermato che l’acqua è piacere e paura, nemica e amica, cambiamento e immutabilità, ricordo e oblio.

Cosa genera la vista dell’acqua nella mente degli artisti della parola? Non mancano, chiaramente, riflessioni positive sull’acqua; tuttavia, spesso, gli scrittori vedono in quest’ultima non il principio della vita, bensì un principio di morte. Chi non ricorda l’Ofelia dell’Amleto di William Shakespeare che morì annegata in un fiume, o la scrittrice Virginia Woolf che decise di togliersi la vita riempendosi le tasche di sassi lasciandosi annegare nel fiume Ouse, in Inghilterra? L’acqua ha una sua potenza e può trascinare via con sé tutto ciò che si trova davanti, perché essa può presentarsi anche sotto forma di tsunami, fiumi in piena, temporali. L’acqua può togliere il respiro, e sì, paradossalmente, può generare anche la morte, che sia essa ricercata, come nel caso di Woolf e probabilmente di Ofelia, o che sia essa accidentale.

”Ophelia”, dipinto a olio su tela, John Everett Millais.
Virginia Woolf a Monk’s House.

Se l’acqua è uno degli elementi (e degli argomenti) più eterogenei che possano esistere, allora non manca, neanche in letteratura, la sua componente sensuale. Non a caso, Afrodite, dea della bellezza, dell’amore, del desiderio e di tutti gli aspetti della sessualità, nasce dalle acque, e il suo nome deriva dal greco aphròs, che significa “spuma del mare”. “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio è, forse, la poesia che meglio rappresenta tale aspetto. Il componimento inizia con un imperativo: taci, e di volta in volta, ogni strofa è costruita con un verbo sensoriale: ascolta. Il poeta e la bella Ermione vengono travolti da un’esperienza sensoriale attivata proprio dall’acqua, dalla pioggia. In una sorta di Panismo, i due si legano irresistibilmente tra loro e con la natura.

”Nascita di Venere”, dipinto a tempera su tela di lino, Sandro Botticelli. Venere, dea romana, equivalente della dea greca Afrodite.
Gabriele D’Annunzio.

Insomma, quest’acqua, così calma, così violenta, così sensuale, così paurosa, così vitale, sta iniziando a scarseggiare; quella risorsa creduta infinita, ma che in realtà non lo è, oggi come non mai sta facendo trasparire quei due lati tanto cantati dai poeti: vita e morte.

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