Curioso di conoscere luoghi e spiriti del proprio  abitare, un folto gruppo di persone ha seguito il viaggio nel mondo antico della Dea Feronia. A ben vedere divinità attualissima  che da sempre è nume tutelare di queste terre collinari che vanno da Veio al Soratte. La mappa del culto “oltre il bosco capenate”è stata illustrata sabato scorso,  al tramonto, nell’aula consiliare del Comune tiberino su iniziativa di Angela Bernardoni segretario della sezione locale del Gar il Gruppo archeologico romano molto attivo a Capena, di fronte ad un  pubblico numeroso e coinvolto. Si è scoperto così che la Dea è nata in Sabina, ha raggiunto Roma e l’Austria, è stata venerata a Palestrina e sul Tirreno da Terracina alla Sardegna. Non oltre, al sud non sono state trovate sue tracce.  Nel ruolo di Indiana Jones la ricercatrice Vincenza Iorio che a ricostruito, con attenzione certosina, la traccia dei luoghi dove la dea è stata venerata. 

IL CULTO  DI FERONIA NASCE IN SABINA. 22 I SITI DA TERRACINA ALL’AUSTRIA 

Intanto la nascita:  il mito ha origine in Sabina , nel triangolo  tra Trebula Mutuesca, attuale comune di Monteleone Sabino, paese sulla Salaria a pochi chilometri da Capena , Rieti e L’Aquila.  Un territorio sacro. ricco di boschi, fiumi e sorgenti. Dal Velino al Farfa, alle fonti del Peschiera a quelle di Cottorella. Acque e boschi spesso sacri, ancor più spesso rifugio di uomini fuggiti dalla schiavitù e anch’essi protetti da Feronia come i lupi  che pure li abitavano. Una dea generosa dicono i testi. Protettrice della fertilità e guaritrice come una sorta di Madonna di Lourdes dell’epoca romana. 

GLI ANTICHI DEI TORNANO A PARLARCI 

E la carta parla di 22 siti a lei dedicati  nel centro nord Italia e di 30 epigrafi e monete con la probabile icona della  dea. Della presenza in Austria c’è certezza per alcun ritrovamenti nel comune di S. Peter, poi c’è il Lucus Feroniae di Capena, il centro più importante , il tempio di largo Argentina, quello di Monteleone, i resti di insediamenti a Terracina ,Fondi , Palestrina.  E poi nelle Marche a San Severino e Fabriano, Pesaro , a Narni in Umbria a Bagnacavallo vicino Ravenna , Rimini , Udine, Aquileia, Trieste, l’Austria. E prima ancora la Dea che i romani scambiavano anche per Giunone, toccò la Spezia in Liguria e attraversò il Tirreno per essere venerata anche in Sardegna. Un grande viaggio sulle tracce di un culto che appare così attuale per le emergenze dei nostri giorni:  la tutela delle acque, la difesa dei boschi, la protezione dei fuggitivi e dei migranti, delle fiere e dei mercati, per l’alleanza con i lupi che abitavano il lucus di Feronia , bosco immenso che arrivava fino alle pendici del Soratte. Gli antichi dei tornano a parlare a chi sa ascoltare.

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