A Magliano la discarica non si può fare. A dirlo è una sequela di pronunciamenti del Tribunale amministrativo del Lazio. Ieri è arrivata la notizia dell’ennesimo no.  Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Legambiente, presentato ad aprile scorso, contro il parere favorevole espresso dalla Regione Lazio sulla valutazione di impatto ambientale. Non teneva in debito conto tutti i limiti denunciati ed in particolare il forte rischio di inquinamento delle falde acquifere con il versamento del percolato nell’alveo del Fosso di Monte Pizio. “Il provvedimento gravato non reca neppure gli approfondimenti istruttori imposti dalla sentenza n. 9440/2017 in ordine alla portata del fosso di Monte Pizio – scrive il Tar – limitandosi a recepire acriticamente la perizia presentata da parte ricorrente, così autorizzando al servizio della discarica l’esercizio di un impianto di depurazione chimico fisico del percolato in grado di trattare le acque che si formano nella discarica di rifiuti inerti esistente, i cui reflui verranno appunto scaricati nel corpo idrico superficiale Fosso Monte Pizio.
La falda del Fosso Monte Pizio

“Per lo scarico nel Fosso di Monte Pizio (che afferisce al fosso Passetto Morlupo e al fosso della Selva, affluente del fiume Treja che attraversa il Parco Suburbano della Valle del Treja)  delle acque reflue prodotte dall’impianto, la Città metropolitana di Roma – spiegano i magistrati – non ha rilasciato l’autorizzazione, classificandole come rifiuto e che, in ogni caso, il Fosso di Monte Pizio è spesso a portata nulla, situazione che renderebbe serissimo il rischio di inquinamento del suolo e delle acque sotterranee. Quanto a quest’ultimo aspetto il Collegio rileva che, nell’impugnato provvedimento, nulla si dice in relazione alla portata del Fosso. La questione non è di poco conto se si considera che, nel rilasciare una autorizzazione di tal specie, vanno tenute presenti le diverse situazioni meteorologiche e climatiche, fra cui quella attuale, che si protrae da molti mesi, connotata dalla perdurante carenza di precipitazioni e da conseguente siccità che rende gli invasi, perfino i più grandi, quasi totalmente prosciugati”.

Esulta Legambiente

Le ragioni dell’ambiente hanno prevalso e la valutazione di impatto ambientale, con cui veniva consentita la realizzazione della discarica di Magliano, decade – commentano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente- Il nostro impegno nel contrapporci ad ogni nuova discarica e ogni nuovo inceneritore continua incessante.  Un ringraziamento al gran lavoro dell’avvocato Andrea Farì che ha costruito e portato a termine il ricorso, al comune di Magliano e al sindaco Francesco Mancini che, insieme ai Sindaci dell’area Cassia-Tiberina-Flaminia, non ha mai mollato di un centimetro in una battaglia sacrosanta di contrasto alle scelte sbagliate nella gestione del ciclo dei rifiuti”.

Magliano e i comuni dell’area sono ricicloni

La discarica, scrive l’associazione ambientalista, “era stata proposta in un invaso di 890mila metri cubi della ‘Idea 4’ a poche centinaia di metri dall’abitato di Magliano Romano, comune, come tanti del quadrante nord della Città Metropolitana di Roma, estremamente virtuoso nella gestione dei rifiuti tanto da essere stato premiato peraltro più volte da Legambiente come comune riciclone”. Soddisfatto Francesco Mancini  sindaco di Magliano : “Dopo l’annullamento della VIA per la riclassificazione della discarica da inerti a non pericolosi arriva l’annullamento per la determinazione regionale con cui erano state concesse alla Idea 4 la deroga ai valori limite e alla realizzazione e messa in esercizio dell’impianto di trattamento del percolato. Non è soltanto una soddisfazione per il lavoro fatto, ma anche la conferma dell’arroganza e la superficialità di alcuni provvedimenti della Regione Lazio. Ora non ci sono più alibi.  Un’altra battaglia vinta, a tutela del nostro territorio e dei suoi cittadini”.

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