Outdoor education. Una moda, una possibilità, una scelta?
La prima esperienza di educazione in natura che credo di aver esperienziato è stato imparare a salire sugli alberi con il mio papà: Villa Pamphili aveva negli anni ‘80 dei bellissimi ciliegi da conquistare. Ho avuto anche modo di osservare molto molto da vicino il prato autunnale con sassi e sassolini, dossi e pozzanghere nell’impresa di imparare ad andare in bici senza rotelle. Sempre con il mio papà.
Oggi nota con il nome di outdoor education, l’educazione in natura ha una storia antica. Rousseau, Frobel e Locke (padri fondatori delle pedagogia) già ne sottolineavano l’importanza. Eppure oggi è legittimo chiedersi cosa sia avvenuto alla nostra società, così dichiaratamente attenta ai bisogni dell’infanzia, per aver progressivamente privato i bambini e le bambine della vita all’aria aperta. Cosa può esserci allora di più interessante che non riprenderci tempo, cura e voglia di scoprire cosa sia l’esperienza in outdoor con i nostri figli?
Regola numero uno: non esiste un buono o un cattivo tempo, ma solo un buono o cattivo equipaggiamento. Chi lo diceva? Niente di meno che Robert Baden-Powell, fondatore dei boy scout. Se scegliamo di passare del tempo di qualità in outdoor abbiamo bisogno di poterci sporcare e muovere senza alcun timore. E se inventassimo insieme il nostro personalissimo equipaggiamento restituendo legittimità a vecchie felpe o pantaloni quasi sul viale del tramonto? Solo le scarpe devono essere comode: sì alle galosce che regalano a tutti l’aria da veri pirati della natura.
Regola numero due: alleniamo lo sguardo. Sperimentare lo spazio esterno in natura significa usare poche affermazioni tipo “mi raccomando non sudare” o “stai attento se corri”. Per allenarvi insieme imparate a scambiarvi i punti di vista. Un grosso tronco in terra quanti punti di vista ci offre? Quante possibilità ci racconta? Cosa può diventare? Quando si lasciano corpi- bambini in ambiente, si assiste a un contatto attivo con l’ambiente naturale, esplorazione sensoriale, gioco come strumento di apprendimento (Outdoor Education, Roberto Farnè e Francesca Agostini).
Regola numero tre: provate a regalarvi un vero e proprio appuntamento di esperienze in outdoor. Fatene un rito di bellezza e condivisione. I bambini imparano dalle routine. Esse offrono certezze di sperimentazione continua. Sono la strada da percorrere per scoprire, con la giusta saggezza, percorsi di autonomia.
Sperimentare l’outdoor education non è solo cercare scuole attente all’educazione in natura oppure scovare agenzie educative esterne pronte a regalarci momenti di qualità. È anche fare proprio questo stile di gioco e di vita, lasciarsi incantare dalla meraviglia e dalle scoperte insieme.
E se poi volessimo leggere qualcosa di bellissimo con i nostri bambini, a corollario di questa voglia di avventura, vi consiglio alcuni albi illustrati che fanno al caso vostro:
Chiedimi cosa mi piace di Bernard Waber: i colori dell’autunno per una giornata come tante fra padri e figli e momenti perfetti.
L’albero di Shel Silverstein: l’amore e le fasi della vita raccontati dal punto di vista di un albero
La principessa del sole di David Grossman: luce e buio, mamme e figli. Il mondo della notte e del giorno vi aspettano.
Respira piccolo albero respira di Sandra Dema e Antonio Boffa: amare la natura è prima di tutto riconoscere il valore dell’altro.
A caccia dell’orso di Michael Rosen e Helen Oxenbury: andate in un parco e divertitevi a replicare ogni pagina di questo capolavoro di albo illustrato.
Crescere insieme è un gioco divertentissimo. Se fatto con metodo!
Nb. Obiettivo della “rubrica”: offrire alle mamme e ai papà spunti di riflessione per acquisire consapevolezze e sicurezze educative. L’educazione (non) è un gioco. È una scoperta continua basata sul metodo. Soprattutto il mio desiderio è quello di offrire ai genitori nuovi spunti di lettura di esperienze che troppo spesso demandiamo a terzi. La pedagogia è un’opportunità. E lo zucchero di Mary Poppins senza metodo non avrebbe avuto alcun effetto “magico”. E se lei aveva una borsa magica il mio strumento è l’albo illustrato.
