Biblioteche, mattatoi e memorie condivise

Da mattatoio a biblioteca, un'evoluzione non eccezionale ma che dovrebbe far parte del patrimonio di memoria comune di tutti i residenti.

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Vivo a Rignano Flaminio da ormai venti anni, e la biblioteca comunale è un luogo che mi ha sempre attratto, per motivi difficili da spiegare.

Umile, piena di libri di varia qualità, è un edificio senza evidenti pregi architettonici, ma collocato in una cornice molto singolare: una zona del centro storico appartata, al confine di campi e orti, immersa in un’atmosfera senza tempo che ho sempre trovato affascinante.

Non ne sapevo di più, e forse avrei continuato a non saperne di più, se una di queste domeniche di maggio non avessi partecipato a uno degli eventi culturali che da anni vengono laboriosamente organizzati in biblioteca dalle tante associazioni culturali che animano il territorio.

Conversando con alcuni partecipanti, ho fatto una scoperta in sé banale: non molti anni fa, l’edificio che oggi ospita la biblioteca era la sede del mattatoio comunale, il luogo in cui gli abitanti di una Rignano molto diversa da quella odierna portavano a macellare gli animali da carne.

I ricordi sono come le ciliegie, e nel giro di pochi minuti la conversazione si è spostata su un quadro, appeso in scarsa evidenza alla parete, in cui sono ritratti il vecchio edificio del mattatoio e i muri alti e senza finestre che cingevano le abitazioni circostanti (forse per proteggerle da una vista comunque poco edificante).

Ho così ascoltato rievocare, con entusiasmo e nostalgia, gli sforzi compiuti ormai decenni fa per riconvertire l’edificio, e la passione con cui fin dagli esordi questo luogo era frequentato da persone interessate a confrontarsi con diverse esperienze di vita, arte e letteratura.

Da mattatoio a biblioteca, un’evoluzione strana? Non direi. Molte città e paesi hanno riconvertito i mattatoi comunali in spazi pubblici adibiti alla cultura. La biblioteca di Rignano non rappresenta certo un’eccezione.

È strano però che il passato dei luoghi (e così, mi sembra, anche molte tradizioni religiose e paesane) fatichi a diventare un patrimonio condiviso fra vecchi e nuovi residenti.

Disinteresse degli uni a raccontare, o degli altri ad ascoltare? Credo nessuna delle due, ma non ho la risposta. So però che la mancanza di memorie condivise è una cosa che danneggia tutti togliendo profondità al nostro presente comune.

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