E’ stata l’estate dei monumenti icona della Valle Tiberina. Sull’onda del modello Tevere Explora, mai come in questi mesi, un mondo fatto di abbazie, evidenze archeologiche, monumenti naturali è stato tanto  esplorato e vissuto. Centinaia di persone hanno percorso le strade del Lucus Feroniae, della Abbazie di S. S.Andrea In Flumine a Ponzano, di quella imperiale di  Farfa. I resti e le terre misteriose intorno a Civitucola, l’Antica Capena.

Il Tevere è tornato ad essere protagonista di un ambizioso e creativo tentativo di rinascita dei piccoli e medi paesi dell’area.

L’estate ha portato nei vicoli di Castelnuovo, S,Oreste, Capena, Filacciano, Morlupo, Ponzano, Torrita, centinaia di cittadini. I gruppi attivi in questo senso si sono moltiplicati, è il caso di citare il lavoro svolto da Pamela Bartolomei, con la sua associazione Ager Vetus o il gigantesco lavoro del poeta del Soratte William Sersanti e il Gar di Capena. 

Ieri, domenica 18 settembre, alle 11 è stata aperta la chiesa di S. Leone

Proprio il Gruppo Archeologico ha portato per mano 40 persone in un angolo prezioso, sacro e magico del Medioevo. Ha organizzato infatti l’apertura straordinaria con visita guidata gratuita della Chiesa di San Leone. “L’edificio, costruzione del IX secolo di straordinaria bellezza, oggi inglobata nel contesto cimiteriale, conserva al suo interno, oltre a numerosi affreschi, una rara ed inalterata testimonianza altomedievale di iconostasi (recinto presbiteriale) ancora in situ”. Scrive la nota del Gar.  S. Leone è all’interno delle mura del cimitero vecchio che a sua volta è ormai nel cuore del perimetro urbano.

Questo dato logistico ha determinato la marginalità della piccola chiesa e dei suoi inestimabili tesori, ma forse l’ha anche preservata da un possibile uso e consumo. Così 1500 anni dopo è ancora intatta. E’ uno dei monumenti sacri più antichi del territorio tiberino, ed è legato a doppio filo con il Soratte.

Il punto dove si conserva il sacro dna della Valle Tiberina

La ricostruzione storica racconta che la tipologia di delle tali decorazioni, presenti nella chiesetta, “corrisponderebbe anch’essa alla datazione de intorno all’VIII-IX sec. ma la loro qualità e caratteristiche inducono – secondo alcuni studiosi – ad avvicinarsi alle decorazioni (sopravissute) del Monastero di S. Silvestro del Monte Soratte. Particolare intrigante, appare lecito ipotizzare che l’opera possa essere stata realizzata da maestranze richiamate nell’area tiberina dalla presenza di Carlomanno (figlio di Carlo Martello, fratello di Pipino il Breve e, quindi, zio di Carlo Magno) il quale nel 747 si ritirò a vita monastica fondando sul Monte Soratte il nucleo originale del Monastero di San Silvestro”.

Il Gar propone una viaggio nel recinto della memoria di una comunità, che al suo interno conserva, come fosse una scatola cinese, il dna della memoria sacra di tutta una valle.

Il GAR per l’evento, solo su prenotazione, ha organizzato due turni di visita, ciascuno fino ad un massimo di 20 persone.

 

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