Venerdì 17 maggio. Un venerdì come tanti altri e, per l’Atac, un altro venerdì valido per scioperare e mettere in ginocchio centinaia di persone che invece cercano di andare a lavorare. Lo sciopero viene comunicato in anticipo per consentire a tutti di organizzarsi preventivamente. Gli orari del disservizio: dalle 8.30 alle 12.30. Peccato che alla stazione di Montebello (ultima fermata della tratta urbana) siano le 15.10 e treni pronti a partire non ce ne siano da almeno le 14.30.

Nel frattempo il tabellone della stazione però viene costantemente aggiornato, annunciando l’arrivo imminente di un treno (fantasma) ogni dieci minuti. Treno che arriva soltanto alle 15.13, dopo quaranta minuti di attesa e di nervosismo da parte dei paganti, tenuti in sospeso e presi in giro durante tutto il tempo di attesa. Le persone si lamentano e non si capacitano di come possa essere possibile che, come quotidianamente accade, questi treni che dovrebbero percorrere neanche venti chilometri, riescano ad arrivare puntualmente in ritardo facendo saltare appuntamenti e impegni.

La situazione si calma leggermente quando si vedono i due fari illuminare la galleria. Il treno arriva ed è quasi subito pronto a ripartire. Nel momento in cui i macchinisti lasciano la coda per raggiungere la testa del mezzo vengono richieste spiegazioni e chiarimenti riguardo la motivazione del ritardo. Eppure i due tirano dritto, guardando con aria di sufficienza, lamentandosi dell’aggressività con la quale viene posta la domanda e soprattutto non rispondendo, nascondendosi nella cabina di guida. A quanto pare, pagare il biglietto o sottoscrivere abbonamenti non garantisce il diritto ad un servizio puntuale e preciso, né tanto meno quello consolatorio di conoscere le cause dei ritardi accumulati.

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