di Maria Vittoria Massarin
Sono
un ente
estraneo
al mio io,
a me stesso.
Mi guardo
dall’esterno
e raramente
varco la soglia
dalla porta principale.
Passo
dall’entrata secondaria
quella che
sai dove inizia
ma non dove finisce.
Allo specchio si riflette
un’immagine
che mi sembra
di riconoscere.
Straniero nel mio corpo
viandante su un mare di nebbia
alla ricerca frenetica
di un posto
dove potersi riconoscere.