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Senza fine. Sembra incredibile ma trent’anni dopo la storia dei rifiuti tossici di Piana Perina nel comune di Riano, che i giornali – Paese Sera e Unità in primis – denunciarono nel “giurassico” 1987, è ancora un fascicolo aperto. La bonifica non è conclusa. Una inadempienza grave – che suscita incredulità e stupore – fa sì che oggi, nell’anno di grazia 2019, quella vecchia storia costi a tutti noi una fortuna: 800mila euro l’anno, in due rate semestrali di 400mila. A tanto ammonta infatti la multa per la sola Cava Perina, che ha inflitto la Comunità europea all’Italia nel 2016 per non aver cicatrizzato le zone  dove erano state realizzate tredici cave abusive sparse in tutto il territorio italiano. Quella di Riano, nel gruppo, è l’unica classificata come di rifiuti tossici. Anche se i rifiuti speciali di allora, provenienti dall’industria farmaceutica Recordati, sono stati rimossi da almeno 20 anni. E il paradosso fa capolino beffardo: il sito è pulito ma la pratica non è chiusa.

IL COMMISSARIO PRENDE TEMPO

Proprio per mettere la parola “fine” alla vicenda trentennale, nel 2017 il caso è stato affidato ad un commissario nominato dal governo Gentiloni, il generale Vadalà, ma non risultano grandi passi avanti né iniziative degne di nota. I consiglieri comunali del Pd, oggi all’opposizione, in questo senso incalzano da mesi l’Amministrazione comunale affinché si faccia parte attiva nel definire la pratica Piana Perina una volta per tutte. Nel corso del Consiglio comunale del 26 marzo sono state date risposte ai quesiti posti dagli esponenti della Lista “Riano ci piace”

DA ACCERTAMENTO ARPA , NESSUNO BIDONE TOSSICO NELL’AREA

Dalla relazione presentata dal Comune risulta che nel 2017/2018, l’Arpa ha fatto accertamenti puntuali su tutta l’area non bonificata scavando trincee, “facendo chiarezza – riporta un comunicato del Comune – in merito alle dichiarazioni del generale Vadalà che, nella sua veste di commissario straordinario per gli interventi necessari all’adeguamento della normativa vigente sul sito di Piana Perina, dichiarava l’ipotetica esistenza di ventimila fusti tossici all’interno di tale sito, creando non poco allarmismo nella popolazione”. Non c’è nulla di tutto questo.

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PD INCALZA, CONSIGLIO COMUNALE RASSICURA: TUTTO SOTTO CONTROLLO

“A seguito dell’interrogazione del gruppo di opposizione, il sindaco Vetrani ed il vice sindaco Cantoni, in presenza del tecnico della Setin, Dr. Alessandro Piazzi, a disposizione del consiglio per eventuali chiarimenti – prosegue la nota comunale – hanno specificato tutte le attività portate avanti in un progetto condiviso con lo stesso Generale Vadalà e il suo staff, al fine di uscire definitivamente dall’infrazione europea”. “I risultati ottenuti dalle varie analisi – continua la nota – hanno riscontrato valori in conformità con i valori di CSC (concentrazione soglia di contaminazione) mentre hanno evidenziato alcuni valori non conformi nelle acque sotterranee che non possono derivare dal sito in questione, visto che lo stesso non risulta essere inquinato”. Scarsi ritrovamenti: “qualche secchio di vernice e qualche busta di rifiuti urbani, che sono stati smaltiti in sicurezza presso discariche autorizzate. Il consiglio tutto rassicura dunque la popolazione sulla non pericolosità del sito e confida nella celere definizione della questione da parte delle autorità incaricate”.

INTANTO IL TASSAMETRO DELLA MULTA CORRE

Siamo a maggio, l’attesa di una definizione finale del caso di Piana Perina continua. L’unica certezza rimane il tassametro della multa europea che corre come fosse quello di un taxi che gira  sulle strade di Roma e provincia senza meta a velocità sostenuta.

 

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