Era appena trascorsa la notte più intensa, quando la decisione fu presa. Una scelta che cambiò le sorti di un intero popolo e del cristianesimo. Un sogno arrivò all’imperatore Costantino, nulla di più. Ma in esso era racchiusa la speranza, una di quelle che si è capaci di accogliere solo nelle ore notturne. Le più intime.

LA LEGGENDA 

La leggenda di Costantino, San Silvestro e la mula alata è un racconto da fare quando scende la sera e il Monte Soratte sembra un’isola circondata solo da nebbia.

Siamo nell’anno 312, poche luci illuminavano all’epoca l’esistenza di Silvestro, eremita rifugiato in cima alla montagna di Sant’Oreste per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani. Viveva in una costruzione diroccata, nata sopra i resti di un antico tempio pagano.

Ben altri fasti circondavano invece l’imperatore Costantino, di stanza a Malborghetto in attesa dello scontro finale contro Massenzio.

Secondo il mito, però, in quei giorni fu colto dalla lebbra. Moribondo, quasi sconfitto dalla malattia.

Come nella più cupa delle fiabe, una soluzione si presentava davanti a lui: il sangue di 3000 bambini avrebbe potuto salvarlo. Strada cruenta, sacrificale, pagana.

Nelle tenebre dell’accampamento arrivò l’alternativa, un significativo bagliore di speranza in grado di squarciare il blu profondo della notte: gli apostoli Pietro e Paolo comparvero in sogno all’imperatore e gli indicarono la strada per la guarigione nel battesimo, la via per la redenzione nell’eremita che viveva in cima al Soratte.

Con le luci dell’alba la decisione era dunque presa: due emissari furono mandati alla ricerca di Silvestro, affinché accorresse per salvare la vita di Costantino.

L’uomo accettò e, per raggiungere al più presto il malato, chiamò a sé la sua mula.

Una mula bianca, alata, in grado di sorvolare i cieli dal Soratte, fin dove il santo necessitasse arrivare. Con tre balzi l’animale condusse Silvestro presso Malborghetto, tre salti che ancora oggi lasciano traccia. Impronte levigate dai venti e dalle piogge, ma ancora visibili agli occhi di chi ama lasciarsi affascinare da queste suggestioni.

La mula solcò il cielo e il tempo. Costantino guarì e si convertì al Cristianesimo, San Silvestro divenne Papa. Tutto il resto è storia, concretezza per i libri accademici.

La leggenda che corre sul volo della mula alata, invece, parla buio e di luce, di redenzione, di fede. Soprattutto di scelte. Quelle che si fanno di notte, quando la realtà lascia il passo al sogno e il mito illumina anche la più profonda delle notti.

TRACCE DI IERI

La prima impronta dell’animale si trova in cima alla montagna, è l’effige ben visibile di uno zoccolo. Sullo sfondo si intravede l’eremo, quello che fu dimora e rifugio per san Silvestro. Tutto intorno solo vento e silenzio.

La seconda è possibile ammirarla alle pendici del monte, lungo la via Flaminia antica, nel comune di Rignano. Lì la mula poggiò la zampa, sulla pavimentazione che ora costeggia la strada moderna.

La terza non fu mai trovata, ma alcuni appassionati di questa storia, per onorarla fino in fondo, hanno deciso di crearla con uno scalpello al confine tra Castelnuovo di Porto e Sacrofano, dove si presume dovesse essere collocata.

Altre tracce artistiche e culturali restano a memoria di questa leggenda: Gioacchino Belli, ad esempio, scrisse un irriverente sonetto al riguardo.

Nella basilica dei SS Quattro Coronati a Roma è presente, inoltre, un antico affresco che rappresenta proprio la storia dell’imperatore legata al mito della mula alata.

Sulla scia di quanto narrato finora, sta prendendo piede un progetto che unirà tutte le tappe della storia, creando un percorso lungo il territorio interessato dalle vicissitudini di Costantino e San Silvestro. Il tragitto partirà dall’eremo in cima al monte Soratte, arriverà fino alla basilica romana e ogni paese attraversato offrirà luoghi incantevoli da ammirare. Il 28 dicembre prossimo sarà inaugurato il primo tratto di questo cammino, quello che va da Sant’Oreste a Rignano Flaminio. Nelle speranze degli organizzatori, presto, si proseguirà in accordo con tutti i comuni interessati.

La storia della mula alata disegnerà il cammino e porterà nuova luce in aree talvolta dimenticate.

È una storia per bambini, se vogliamo, una di quelle da raccontare la sera prima che arrivi il Natale. Ma parla di buio e di luce, di redenzione e di fede. Soprattutto di scelte. Quelle che si fanno di notte, quando la realtà lascia il passo al sogno e il mito illumina anche la notte più cupa.

 

San Zilvestro

San Zirvestro, finiti scerti chiassi,

volenno viení a Rroma a ccose leste,

disse a una bbella mula co le sceste:

«Curre, per Dio, ch’er vento nun te passi».

 A la mula je preseno le creste; 

e cco ggnente de ppiú che de tre ppassi,

lassanno le pedate su tre ssassi, 

se ne venne sin qui dda Sant’Oreste.     

Cristo! Senza speroni e ssenza brijja,

ma ssolo co la frusta de la fede

pe ’ggni passo volà ssedisci mijja!

Inzomma, cazzo, la faccenna aggnede

che, o sta mula era er diavolo o la fijja,

fesce er viaggio in tre ssarti, e spregò un piede.

G. Belli 

 

Immagini gentilmente fornite da Luigi Perini e Francesco Marcorelli.

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