“La dispersione scolastica implicita in Italia, cioè l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio”.

Lo ha detto Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia aprendo i lavori di “Impossibile”, la quattro giorni di riflessioni e proposte sull’Infanzia e l’Adolescenza.

Per Tesauro in Italia esiste una crudele ‘ingiustizia generazionale‘ perché la crisi ha colpito proprio i bambini. Non solo 1,384mila bambini in povertà assoluta (il dato più alto degli ultimi 15 anni) ma un bambino in Italia oggi ha il doppio delle probabilità di vivere in povertà assoluta rispetto ad un adulto, il triplo delle probabilità rispetto a chi ha più di 65 anni“.

Sull’abbandono scolastico in Italia sta incidendo anche l’incremento del fenomeno degli Ikikomori, ragazzi che non escono più dalla loro stanza. Nel nostro Paese attualmente sono 110mila.

La dispersione scolastica aiuta da sempre a capire quanto è equa una società. I giovani lasciano la scuola, o la frequentano in modo irregolare, soprattutto per motivi socio-economici. Povertà della famiglia o del territorio di origine, differenze culturali o di genere, incertezza delle prospettive occupazionali, scarsa efficacia dell’istruzione ricevuta in passato sono solo alcuni esempi.

A fare luce su alcune di queste disuguaglianze ci sono i dati diffusi dal MIUR (pdf), secondo cui a lasciare la scuola media e superiore sono soprattutto i maschi, gli alunni stranieri, i residenti nel Mezzogiorno e coloro che sono in ritardo scolastico.

Altri dati, provenienti da Eurostat, dicono che nel 2020 il 13,1% dei giovani italiani ha abbandonato precocemente la scuola, fermandosi alla licenza media. È un dato significativo, anche in considerazione del fatto che la media europea è al 9,9% e che l’Italia si trova agli ultimi posti della classifica. Anche in questo caso le differenze sono legate al territorio, all’ambiente sociale di origine, al genere e alla cittadinanza.

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