Paola Anselmi, coordinatore del Dipartimento Prima Infanzia della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia.

Fra le realtà formative ed educative d’eccellenza nell’arte dei suoni, a Roma opera la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia che si caratterizza per due aspetti interessanti: il ruolo delle donne, cuore pulsante della scuola stessa e il fatto di coprire con i loro eventi, sia di carattere performativo sia di carattere educativo, tutto il territorio romano. Ne abbiamo parlato insieme a Paola Anselmi coordinatore del Dipartimento Prima Infanzia della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia.

Chi sono le donne della scuola popolare di musica di Donna Olimpia?

Paola Anselmi è il Coordinatore del Dipartimento Prima Infanzia ed insieme a lei, nel direttivo, c’è Emanuela De Bellis che è invece colei che coordina il lavoro sulle didattiche inclusive della scuola. Psicologa e operatrice musicale, si occupa di costruire spazi di integrazione in cui possano convivere diverse attività. Oltre a tutto questo ci sono ruoli che hanno più sfumature fra i tanti docenti e formatori che operano in questa realtà. Fiore all’occhiello delle proposte inclusive e formative è il corso di formazione di Musica in Culla nel quale la maggior parte dei docenti sono figure femminili anche di carattere internazionale. Un altro ruolo fondamentale è quello della segretaria della scuola Luciana Pulcinelli in sede da ben 30 anni.

 

Nessuna discriminazione: questo è il motto, o focus che dir si voglia, della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia. Offrire la musica come elemento di crescita all’interno della società e come diritto di tutti. Essa è una delle poche scuole che, seppur non in maniera conclamata, ha una chiara definizione politica. Il sogno work in progress dell’intero team è quello di riuscire a creare un punto di aggregazione non soltanto fisico ma che faccia della musica un punto di unione ideale in cui possano confluire diversità di tutte le tipologie.

C’è stato, negli anni, un processo trasformativo in termini di visione e di fusione dello spazio maschile della scuola nei confronti dello spazio femminile e nel tempo questo ha portato verso un processo di variazione e di consapevolezza della valenza del ruolo che possono ricoprire al suo interno le donne.

Ponendoci un interrogativo di natura più generale abbiamo deciso di fare un salto indietro nel tempo e nella cultura musicale e, insieme a Paola, abbiamo analizzato il perché le figure di riferimento musicali, alle quali siamo abituati, siano prevalentemente maschili. Durante i suoi studi di clavicembalo presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova Paola ha approfondito una lunga ricerca proprio sulle compositrici donne nel periodo rinascimentale-barocco scoprendo delle perle rare. Oggettivamente il risultato che arriva ancora a noi è un mero fatto di visibilità. Se parliamo di uno di storico maschile gli esecutori e direttori sono uomini ma possiamo permetterci l’analisi di una vera e propria scissione: tanto è maschile il mondo compositivo e il mondo della professione solistica e concertistica (anche se attualmente ci sono grandissime figure professioniste donne) tanto è femminile l’ambito della ricerca della divulgazione musicale, della musica intesa come situazione di educazione didattica o pedagogica.

Paola Anselmi

La musicalità è antropologica, la vita nasce in musica.

Paola, permetti una domanda un po’ strampalata. Con tutto questo darsi da fare per i troncamenti di genere alle parole, secondo te la musica è donna? Come ne usciamo?

La musica…forse bisognerebbe usare il termine inglese che non ha la lettera finale e quindi potremmo evitare generi e asterischi perché in inglese non ha genere, si ferma un attimo prima! Io mi fermerei al verbo: la musica è.

 

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