L’archivio storico comunale, il racconto della comunità di Ponzano, la sua memoria minuta, avrà a breve una sede adeguatamente attrezzata. L’Amministrazione comunale di Ponzano Romano è infatti tra le 53 che hanno vinto l’edizione 2021 del bando regionale “Un Paese ci vuole”, destinato ai piccoli comuni del Lazio per interventi di sistemazione di spazi pubbliciPer il finanziamento, particolare attenzione è stata riservata a quei progetti che hanno tenuto conto delle tradizioni locali, del patrimonio culturale immateriale. La proposta di Ponzano ha il fine di mettere al sicuro e in ordine lo “scrinium” comunale già interessato in passato da operazioni di riordino, ma oggi disperso e appoggiato in varie sedi. Il contributo è di 40 mila euro a fondo perduto.

L’archivio storico sintesi della comunità

L’archivio è sintesi naturale degli intrecci motivazionali e significanti di una comunità. Un prezioso giacimento di memoria collettiva. Con il progetto lo si mette al sicuro in una sede unica già individuata nel palazzo comunale. Le prime “carte” dell’Archivio storico di Ponzano, assai malridotte in verità, portano la data del 1529. Peccato perché se non si fossero perse nei secoli, avremmo saputo di più in merito ad una grave pestilenza che colpì il paese nel 1525 portata da un distaccamento di soldati del Duca di Albania. Durante questo periodo nacque la venerazione di S. Sebastiano. Fu proprio per uscire da un incubo, pari al Covid di oggi, che provocò morti e angosce tra la gente del piccolo paese, il popolo chiese protezione al giovane Santo patrono e fondò intorno al 1552 una Confraternita nella chiesa e nel convento di S. Sebastiano.

Le prima carte sono del 1500

In particolare, la documentazione del periodo dell’Antico Regime è costituita da un solo faldone relativo al carteggio del 1610-1621 con alcune carte molto rovinate del 1529. Un’altra parte dell’archivio storico comunale con tutte le Deliberazioni del Consiglio dal 1619 al 1874, è conservata in altri locali del Comune insieme all’Archivio Notarile. Il materiale è stato precedentemente riordinato e classificato, il tutto è confluito in una pubblicazione a cura di Anna Maria Ranieri, edita nel 1993.  Il materiale del “Periodo Francese e Restaurazione” è di soli due faldoni e si conclude nel 1870, termine iniziale per il periodo relativo al “Regno d’Italia”, la cui documentazione è compresa tra il 1871 e il 1946. Mentre quella relativa al periodo della “Repubblica Italiana” è compresa tra il 1946 e il 1958. La documentazione relativa alla Repubblica Italiana è particolarmente esigua, e quella del Periodo del Podestà invece è inesistente. Sulle ragioni di questa c’è mistero.

La Confraternita e l’Ospedale scomparso

Nell’inventario c’è di tutto: Registri delle deliberazioni del Consiglio, della Giunta*; Contratti; il Carteggio; i Registri di Protocollo; la documentazione relativa all’Amministrazione, alle Finanze; le Liste Elettorali; la documentazione relativa alla Leva: Registri e le Liste di Leva, Ruoli matricolari dei militari; i Registri dello Stato Civile e infine gli archivi dell’Assistenza. l’Archivio del Giudice Conciliatore. Mentre della Scuola si è conservato solo un Registro. Molto il materiale riferito all’Opera Pia Ospedale dei Poveri. Ciò è dovuto al fatto che presso la Chiesa di S. Maria ad Nives venne istituita nel 1626, presso l’altare maggiore, la Confraternita della Misericordia, alla cui cura vennero affidati il trasporto e la tumulazione dei defunti; l’edificio annesso alla chiesa sul fianco sinistro viene citato in atti del 1646 come “Ospedale dei Poveri”. Nella seconda metà dell’ottocento, poi, la Congregazione di Carità chiese al Comune che le venisse concesso il Convento di S. Sebastiano per trasferirvi l’Ospedale dei Poveri. Dopo una sistemazione provvisoria, nel 1882 si perdono le tracce di questo antico Ospedale

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