“Il cranio di Serena può aver creato quel buco nella porta? Assolutamente sì”.

È la stessa Cristina Cattaneo, medico legale che dirige il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università di Milano e autrice della superperizia che ha portato alla riapertura delle indagini e al successivo processo sull’omicidio di Serena Mollicone, a porsi questa domanda e a offrire una risposta davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cassino.

Lo fa rispondendo alle domande delle pm, Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco, mentre illustra la consulenza tecnica medico legale compiuta su questo e altri aspetti legati all’omicidio della giovane di Arce, avvenuto il 1° giugno 2001, quando la ragazza si recò in caserma per denunciare un traffico di droga in cui era implicato il figlio del comandante della caserma. 

In particolare il lavoro della Cattaneo si pone come obiettivo di chiarire se la frattura nella porta di un alloggio della caserma dei carabinieri di Arce, all’epoca dei fatti in uso anche alla famiglia Mottola, i cui componenti – ex comandante della caserma, moglie e figlio – sono imputati per omicidio nel processo, sia compatibile con la parte lesa del capo della Mollicone oppure con un pugno sferrato da Franco Mottola, come riferito dallo stesso indagato.

Secondo Cattaneo “le ecchimosi e le contusioni sono state provocate quando c’era attività vitale. Strattonamenti e pugni e hanno lasciato segni evidenti. Il trauma cranico alla fronte sinistra, che ha dato vita ad una violenta emorragia, è stato provocato da un urto contro una superficie piana e più grande del cranio“. Questa superficie piana, secondo gli inquirenti, sarebbe una porta di una stanza della caserma di Arce.

L’urto viene simulato al computer dall’ingegnere del Politecnico di Milano, Remo Sala, tenendo conto di massa e velocità dell’impatto, caratteristica dei materiali, profondità della rottura, spiega il Corriere della Sera. “In aula vengono anche mostrati i calchi in 3D del cranio e della porta e quando uno viene manualmente incastrato alla perfezione nell’altro, tutti per un attimo trattengono il respiro“.

C’è stata una colluttazione, ha sbattuto la testa contro una superficie piana, ma la morte potrebbe essere avvenuta per soffocamento: questo il senso di quanto scoperto dopo la superperizia che nel 2017 ha riaperto il caso dell’omicidio della diciottenne. In altre parole, Serena forse era ancora viva quando le è stato stretto un sacchetto di plastica in testa, che poi è stato ritrovato insieme al cadavere nei boschi di Arce.

Per l’omicidio della 18enne di Arce sono imputati  l’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Arce, il maresciallo Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco.

Sponsor