Se qualcuno vi dicesse che Capena si trova in provincia di Caserta, ci credereste?

Per qualche giorno, 70 anni fa, è stato così. Ma andiamo con ordine. È il 1952: il paese dell’allora sindaco Filiberto Sinibaldi si prepara ad accogliere l’attore italiano di maggior spessore dell’epoca, Totò, “il principe della risata”. Stanno per concludersi le riprese del film “Totò a colori”, il secondo lungometraggio italiano a colori con attori. La gente del paese scende in piazza: tutti sono curiosi di vedere all’opera il conte De Curtis, in arte Totò.

Il film vede protagonista Antonio Scannagatti, musicista squattrinato di Caianiello (piccolo centro in provincia di Caserta) che sogna una chiamata da Milano che gli possa garantire il successo a livello internazionale. Chiamato a gestire la banda del paese in occasione del ritorno in territorio campano del gangster italo-americano Joe Pellecchia, il maestro Scannagatti dimostra tutta la sua incapacità creando numerosi equivoci ed altrettante situazioni comiche.

La pellicola è inoltre anche una raccolta delle scene più iconiche degli spettacoli teatrali di Totò, riproposti questa volta sul grande schermo. È proprio una di queste a vedere protagonista Capena, o meglio, Caianiello: l’idea originale era infatti quella di girare il film nel paese casertano, luogo dove Totò era capitato per caso, a causa di una ruota bucata. Secondo alcune ricostruzioni, il gommista del paese alla domanda del De Curtis “Giovanotto, ma qui dove ci troviamo?” avrebbe risposto “Principe, stat mmiez Caianiell”. Da questa risposta sarebbe nata anche la storpiatura del nome del centro abitato che da Caianello è stato trasformato in Caianiello: nel film vengono riportati entrambi i nomi.

Fonte: Facebook @Giuseppe Angelone

La simpatia e la cortesia degli abitanti avrebbe spinto lo sceneggiatore ad ambientare il film proprio in questa particolare località ma alla fine la scelta finale per rappresentarla è ricaduta sul paese di Vico Equense (NA) ed appunto Capena.

Nonostante gli anni passati, alcuni testimoni dell’epoca riportano il grande fermento che vivevano i capenati in quei giorni: la TV era infatti un lusso per pochi, molti avevano sentito parlare di Totò solamente a voce. La curiosità di vedere dal vivo quella che in Italia era considerabile una vera e propria star era tanta.

Nella scena dell’inseguimento, che vede Totò correre nel suo iconico modo impacciato intorno alla fontana di Porta Nuova uscendo da una delle abitazioni della piazza seguito dalla banda musicale, è possibile ammirare anche un folto gruppo di ragazzi a fare da comparsa. Alcuni di quelli, dopo tanti anni, ricordano ancora vividamente quelle giornate: “a noi regazzini veniva data qualche caramella alla fine delle riprese, come segno di ringraziamento. Per gli adulti era previsto un piccolo compenso economico, ricordo che scappò anche qualche litigata.”

Fonte: Facebook @Giuseppe Angelone

Ricordi che con il passare del tempo diventano meno lucidi e possono solo venir tramandati oralmente di generazione in generazione. Per fortuna che la pellicola (inserita nella classifica dei “100 film italiani da salvare”), insieme all’immutata piazza della fontana di Porta Nuova, lasciano i segni indelebili di ciò che è stato: di quando Capena è diventata per qualche giorno un piccolo centro in provincia di Caserta, salendo alla ribalta nazionale.

Luca Pellegrini

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