Quarantacinque anni fa, il 16 marzo del 1978, venne rapito Aldo Moro. I terroristi delle Brigate Rosse tesero l’agguato al presidente della Democrazia Cristiana a Roma nord, in zona Trionfale esattamente all’incrocio di via Fani. Il convoglio era composto dalla Fiat 130 su cui viaggiava Moro, il maresciallo Oreste Leonardi e l’autista Domenico Ricci e da un Alfetta di scorta con a bordo tre agenti, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. Furono tutti uccisi in pochi secondi. L’azione , come raccontato da alcuni testimoni, fu brevissima. Gli uomini delle forze dell’ordine avevano armi con il colpo in canna ma non ebbero nemmeno il tempo di provare a reagire. Moro quella mattina era atteso in Parlamento per il voto di fiducia del Governo del cosiddetto “compromesso storico”. Per la prima volta vedeva in maggioranza il  Partito comunista italiano. Un risultato storico che si doveva soprattutto all’azione paziente di Aldo Moro. Il rapimento segnò profondamente e probabilmente  cambiò la storia della politica italiana e del paese. Seguirono gli anni dell’angoscia più noti come  anni di piombo. Moro fu ucciso dalla Brigate Rosse 55 giorni dopo il rapimento. Riposa nella tomba di famiglia nel  cimitero di Torrita Tiberina , paese in cui aveva una casa ed al quale era molto legato. Il maresciallo Oreste Leonardi invece preferiva Filacciano dove era di casa. A lui il comune ha dedicato una stele all’ingresso del paese. Hanno camminato le nostre stesse strade, non dimenticarlo è un dovere. 

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